San Sebastiano. Opera di Pietro Perugino

san sebastianoSan Sebastiano” è un dipinto (olio su tavola di quercia, cm 176 x 116 ) realizzato intorno al 1495 circa dal pittore italiano Pietro Perugino, e attualemente conservato presso il celebre Museo del Louvre di Parigi.

Come noto, San Sebastiano è stato un militare romano, divenuto martire e condannato alla crivellatura di frecce per aver affermato la sua fede cristiana.

Nell’opera “San Sebastiano” del Perugino il martire domina con la sua figura intera il centro del dipinto. L’opera è, a prima vista, elegante ed armoniosa. La figura del corpo nudo del martire è stata replicata in altri dipinti come il “San Sebastiano tra i santi Rocco e Pietro” conservato nella Chiesa di Santa Maria Assunta, Cerqueto, l’ affresco il “Martirio di san Sebastiano” conservato nella Chiesa di San Sebastiano a Panicale, e il “San Sebastiano” conservato presso l’Ermitage a San Pietroburgo.

Il corpo è seminudo, con un leggero velo che copre solo la zona del pube; la figura è  soffusamente illuminata, in una posa c.d. “a contrapposto“, dove il peso del corpo è concentrato sulla sola gamba destra mentre l’altra gamba è protesa in avanti insieme al gomito piegato che richiama le pose delle statue classiche e raffinatamente bilanciata anche dalla rotazione della testa dal lato destro verso alto.

Le mani sono legate dietro la schiena ad una colonna; il suo sguardo è rivolto verso l’alto, forse invocando dal cielo un indizio, una traccia divina. Due frecce trafiggono il suo corpo nudo, una sul braccio destro e l’altra sul petto sinistro, ma le ferite non sono sanguinanti, mentre l’espressione del martire non appare dolorante, ma al contrario addolorata.

La scena si svolge all’interno di un porticato che richiama l’architettura classica, dove sono presenti delle colonne (in particolare una colonna spezzata)  e archi solenni, mentre il pavimento forma degli ampi riquadri; sullo sfondo del dipinto, al di là di una transenna di marmo, si apre un armonioso paesaggio dominato da colli e alberi nel cielo di azzurro tenue.

Nella parte bassa del dipinto si trova l’iscrizione “SAGITTAE. TUAE.INFIXAE. SUNT. MICHI”, dal Salmo 37.

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