La Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio si trova a Roma, situata lungo Via Caelimontana e circondata dalle antiche mura dell’acquedotto di Nerone, sul colle Celio, nel rione Monti. E’ la chiesa nazionale di Ungheria di proprietà del Pontificio collegio germanico-ungarico ed è dedicata a Santo Stefano, venerato come protodiacono e protomartire.
La Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio ha origini molto antiche e risale al V secolo, edificata per volere di Papa Leone I, detto anche Leone Magno. La chiesa viene consacrata alla fine del V secolo da Papa Simplicio.
L’impostazione originaria della Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio prevedeva una pianta circolare costituita da tre cerchi concentrici con due colonnati, due ambulacri nella parte centrale, mentre alle pareti vi erano decorazioni marmoree e il pavimento era in marmo cipollino. Nella circonferenza maggiore del colonnato si inseriva una pianta a croce greca con quattro cappelle poste in corrispondenza dei quattro bracci. La pianta a croce greca conserva diverse similitudini con la Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Nuovi lavori di restauro sono stati effettuati nei secoli successivi per volere dei vari pontefici nominati di volta in volta al soglio pontificio, che hanno comportato diverse modifiche, in particolare l’inserimento di una tribuna per la “schola cantorum” e per la cattedra, la cosiddetta “Sedia di Gregorio Magno” dalla quale il pontefice pronunciava le sue omelie, mentre tra il 642 ed il 649, per volere del Papa Teodoro I vengono trasportati nella chiesa le spoglie dei santi Primo e Feliciano, martirizzati intorno al 286, durante la persecuzione di Diocleziano. Nel corso del Rinascimento Papa Niccolò V commissiona all’architetto Bernardo Rossellino un completo restauro della chiesa con la realizzazione dell’altare marmoreo.
La facciata esterna contiene un piccolo portico a cinque archi su colonne antiche con capitelli tuscanici (inserito nel XII secolo per volere di Papa Innocenzo II).
L’interno a pianta circolare è formato da un ambulacro circolare chiuso da un muro con trentaquattro colonne antiche di marmo e granito inglobate nella parete, e al centro contiene l’altare marmoreo racchiuso in un recinto ottagonale a stucco (datato 1580) con affreschi monocromi raffiguranti le Storie della vita di santo Stefano d’Ungheria di Antonio Tempesta, ed è circondato da ventidue colonne con capitelli ionici.
Le pareti del muro perimetrale sono decorate con affreschi realizzati nel 1582 dal pittore toscano Niccolò Circignani detto il Pomarancio, con trentaquattro scene raffiguranti il martirio di cristiani su ordine degli imperatori romani.
Gli affreschi sono stati realizzati con la collaborazione del pittore toscano Matteo da Siena (all’anagrafe Matteo di Giovanni di Bartolo) per le prospettive.
La Cappella dei Santi Primo e Feliciano (l’unica rimasta intatta dei quattro bracci della croce greca) conserva le reliquie dei due Santi. Le pareti sono decorate con affreschi di Antonio Tempesta raffiguranti le Storie della vita dei Santi Primo e Feliciano. Alla parete di fondo in basso è raffigurato il Martirio di San Feliciano (a sinistra) e il Martirio di San Primo (a destra).
Il catino absidale conserva uno splendido mosaico a fondo d’oro raffigurante la Croce gemmata tra i santi Primo e Feliciano; l’autore è rimasto anonimo ma si presume sia stato di origini bizantine. Nella parte centrale circolare è presente un affresco raffigurante il Cristo, al centro, tra San Pietro e San Paolo, gli Apostoli, San Lorenzo e Santo Stefano.
All’ingresso della Cappella, nella parete destra, si conserva un affresco di Antonio Tempesta raffigurante la Madonna dei Sette Dolori.
La Cappella di Santo Stefano d’Ungheria (databile1778) conserva il Monumento funebre del poeta Bernardino Capella (1524 – 1527), in marmo, eseguito dal Lorenzetto con la collaborazione di Raffaello da Montelupo.
Nel corso dei lavori di restauro, iniziati verso la metà degli anni Novanta, nei sotterranei della chiesa è stato scoperto nel 1973 un mitreo del II-III sec. d.C.