“Pane e Tulipani” è una commedia italiana dell’ anno 1999 diretta dal regista Silvio Soldini che, con ben nove David di Donatello, cinque Nastri d’ Argento, sette Ciak d’ Oro, un Globo d’ Oro e tre nomination all’ European Film Awards, è difficile, anzi impossibile, non definirla un vero e proprio successo cinematografico.
Al confine con le tematiche femministe, Silvio Soldini pone sotto la lente di ingrandimento dello spettatore la vita apparentemente “normale” di Rosalba, una casalinga quarantenne di Pescara, madre di due ragazzi adolescenti e moglie di un marito infedele; una sorta di pacata “desperate housewife” all’ italiana.
Durante una banale gita in pullman con la famiglia e con degli amici, Rosalba viene “dimenticata” in un Autogrill. Decide di tornare a Pescara facendo l’autostop, ma l’auto che le dà il passaggio è diretta invece a Venezia.
Giunta nella città lagunare Rosalba sente di dover rimanere, concedendosi, forse per la prima volta, una breve vacanza. A Venezia inizia una nuova vita: trova lavoro in un negozio di fiori, viene ospitata da Fernando, un cameriere di origini islandesi appassionato di letteratura italiana del quale man mano si innamora, riscopre l’amicizia e le sue passioni come quella per la fisarmonica.
In questa nuova vita riemerge una nuova figura di donna: Rosalba, in modo delicato e tranquillo, si riappropria della sua femminilità, del suo ruolo di protagonista nel mondo, riscoprendo e degustando l’armonia di un viaggio che conduce verso un cambiamento, il tutto condito con un pizzico di leggerezza e di romanticismo.
“Pane e Tulipani” è la pellicola cinematografica che con garbo e semplicità ci mostra anche come la vita matrimoniale, molto spesso e con l’inganno, si traveste, al pari di una maschera del carnevale veneziano, di convenzioni sociali (la madre o la moglie), alienando e offuscando le singole personalità.