Die Brucke in Germania

Il movimento Die Brucke è costituito da un gruppo di artisti formatisi a Dresda la cui crisi riguarda essenzialmente l’uomo nella sua interezza e condizione esistenziale.

Successivamente però la loro pittura assume un tono più violento e affronta temi di contenuto sociale e di costume.

La loro spontaneità ed immediatezza espressiva è tale da dar luogo ad una quasi totale trasposizione della forma in colore.

Le linee sono deformate, i tratti spigolosi e spezzati, il contrasto luce-ombra e il cromatismo sono violenti.

Emerge il rifiuto di ogni accademismo e il libero sfogo della propria realtà interiore.

Le cose e gli ambienti diventano espressione della tensione interiore dell’artista, ma in fondo è anche presente il desiderio di congiunzione tra passato e futuro.

Il gruppo del Die Brucke trae infatti il proprio nome da un aforisma del “Così parlò Zarathustranietzscheano, che recita profeticamente:

“ L’uomo è una corda tesa tra la bestia e l’uomo nuovo, una corda che attraversa un abisso (…) La grandezza dell’uomo sta nel suo essere un ponte, non un fine”.

Nel gruppo Die Brucke spicca  Emil Nolde. 

Suo obiettivo  “ afferrare ciò che risiede nel cuore delle cose e trasformare la natura infondendovi il proprio pensiero e spirito”.

Il suo primo dipinto s’intitola “ I giganti della montagna” ma dona il suo decisivo e personale contributo con alcune opere a soggetto religioso e paesaggi spesso trasfigurati dal suo misticismo: “L’ultima cena”, “Cristo tra i fanciulli”, “Susanna e i vecchioni”.

Perseguitato dai nazisti continua a dipingere di nascosto ( a questo periodo risalgono “I loggioni” ), diffidato dal praticare qualsiasi forma d’arte così come anche il suo compagno di avventura coloristica Ernst L. Kirkhner.

Originale per la sua forte carica deformante, Kirkhner  possiede un’acuta dissonanza cromatica ben visibile in “Busto di donna”, “Autoritratto con modella”, “Ballerine”, “Strade a Berlino”, “Marcella”.

Le aspre pennellate e i colori drammaticamente intensi e vibranti,  trasmettono un’ energia disperata.

Nel 1937 molti dei suoi quadri vengono confiscati dai nazisti e tacciati come “degenerati”. Con questo appellativo sono etichettate nella Germania antecedente la seconda guerra mondiale, tutte le opere che non lanciano messaggi rispondenti all’ideologia nazionalsocialista in ascesa inarrestabile e che inquinano, con le loro soluzioni e tecniche rivoluzionarie, la presunta bellezza fisica e spirituale del vero tedesco (ideale di razza e modello di vita “ariana”).

I colori arditi e le immagini surreali erano considerate una distorsione della natura.

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