Gonfalone della Giustizia. Opera del Perugino

Gonfalone della Giustizia

Gonfalone della Giustizia. Opera del Perugino

Gonfalone della Giustizia

Il Gonfalone della Giustizia è un dipinto (tempera e olio su tela, cm 278×138) realizzato nel 1501 circa, dal celebre pittore umbro Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino, ed attualmente conservato presso la Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia.

Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino o ancora denominato “Il divin pittore” (Città della Pieve, 1448 circa – Fontignano, Febbraio 1523) è stato un celebre e rinomato pittore umbro, formatosi a Firenze presso la bottega di Andrea Verrocchio, e annoverato tra i più grandi esponenti del rinascimento artistico italiano. Tra le sue numerose opere è necessario citare gli affreschi del Collegio del Cambio a Perugia (1499-1507); gli affreschi nella volta della Stanza dell’Incendio di Borgo nei Palazzi Vaticani e l’affresco raffigurante la Consegna delle Chiavi (1481-1482) nella Cappella Sistina in Vaticano, mentre tra i suoi allievi si annovera anche il giovane Raffaello Sanzio.

L’opera il Gonfalone della Giustizia proviene dall’oratorio di Sant’Andrea a Perugia, realizzata per la Confraternita della Giustizia, ed è suddivisa in due registri secondo uno schema compositivo già sperimentato dal Perugino in altre opere. Nella parte superiore è raffigurata la Madonna in gloria con in braccio il Bambino, circondata ai lati da due angeli in preghiera, perfettamente simmetrici, secondo lo stesso ordine che troviamo anche nella Madonna della Consolazione, e da piccole teste di cherubini e serafini; nel registro inferiore sono raffigurati i Santi Francesco e Bernardino, quest’ultimo con accanto il vessillo del trigramma del Santo Nome di Gesù. Entrambi i santi sono inginocchiati con lo sguardo rivolto in alto verso la Vergine per invocare la sua protezione mentre sullo sfondo è raffigurata una veduta in prospettiva della città di Perugia con i cittadini inginocchiati e in preghiera.

Inoltre l’opera si caratterizza per la raffinatezza e la vivacità cromatica, in particolare nella figura della Vergine con la testa leggermente reclinata e l’ampio panneggio della veste che ricade in pieghe profonde, entrambi elementi che appartengono alla maturità artistica del pittore umbro e che si ritrovano in diverse opere.

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