La Villa di Tiberio si trova sul litorale laziale, nella cittadina di Sperlonga, in provincia di Latina, precisamente al km 16.300 della via Flacca, tra il borgo di Sperlonga e quello di Gaeta, nel Parco regionale Riviera di Ulisse.
La Villa di Tiberio è una grande villa romana, ovvero l’antica residenza dell’imperatore romano Tiberio e risale al I secolo d.C., presumibilmente edificata su un precedente edificio risalente all’età tardo repubblicana, e incastonata tra le rocce e le meravigliose spiagge del litorale laziale meridionale.
La Villa di Tiberio è attualmente inserita nel Museo archeologico nazionale di Sperlonga, inaugurato nel 1963, e comprende i resti di una serie di edifici e locali, che si affacciano direttamente sul mare, oltre alla c.d. Grotta di Tiberio.
L’intera struttura comprende una serie di sale su un cortile porticato, tra cui anche ambienti di servizio, un impianto termale, una fornace e un forno dai quali si accede alla Grotta di Tiberio, in origine preceduta da un’ampia vasca rettangolare di acqua marina, chiamata peschiera, con un caenatio (ovvero una sala da pranzo), mentre nella parte centrale conservava una piscina circolare dove era stato collocato il Gruppo di Scilla. Infatti, la grotta era interamente decorata con statue e gruppi marmorei che raffiguravano al mito di Ulisse.
Le fonti (Svetonio e Tacito), narrano che la Villa di Tiberio viene abbandonata intorno al 26 d.C. a seguito di un crollo avvenuto all’interno della grotta dal quale l’imperatore Tiberio riesce a salvarsi grazie all’aiuto di un fidato servo. Ne consegue che l’imperatore lascia la villa e si rifugia nell’altra residenza imperiale sita sull’isola di Capri.
Soltanto nel 1957, a seguito di una serie di lavori sulla Via Flacca, sono stati rinvenuti una parte dei reperti archeologici, ricomposti ed attualmente conservati all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga costruito nel 1963, tra i quali il gruppo scultoreo di Ulisse che acceca Polifemo, o Gruppo di Polifemo, il Gruppo di Scilla, il Rapimento del Palladio, il Ratto di Ganimede, e il Gruppo di Ulisse che trascina il corpo di Achille. Tali sculture si presumono essere originali greci ellenistici, risalenti al I secolo d.C. circa e attribuiti agli scultori Agesandro, Atenodoro e Polidoro di Rodi, gli stessi autori del Gruppo del Laocoonte, conservato nel Museo Pio-Clementino dei Musei Vaticani.