Oggi, 23 Aprile 2016 ricorre la commemorazione della morte di William Shakespeare il più grande drammaturgo di origine anglosassone. Tra le sue opere non può non essere citata la più grande storia d’amore di tutti i tempi: “Romeo e Giulietta” –The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet.
L’opera, connotata dalle caratteristiche proprie della tragedia, è stata scritta da William Shakespeare a cavallo tra il 1594 e il 1596.
L’ispirazione poetica acquista un grado di perfezione attraverso i versi dell’opera di William Shakespeare, che i personaggi narrati e le loro vicende diventano quasi reali e sempre attuali, tanto da sopravvivere al decorso inesorabile del tempo. Il tutto contornato da una arte sempre vigile e controllata.
Il Romeo di William Shakespeare è un eroe positivo ed energico, che combatte non per motivi religiosi, sociali e/o culturali, ma soltanto per motivi amorosi.
La sua battaglia sembra non avere limiti, materiali o fisici, o condizioni spingendosi fino alla morte nel tentativo di superare anche la stessa.
Sembra che Romeo, tra le varie stagioni, non conosce che la primavera tra i diversi colori del cielo, il sole e la luna, i fiori e la natura rigogliosa.
Più fragile appare invece Giulietta rappresentata in chiaroscuro da William Shakespeare, la quale forse subisce maggiormente il contesto ambientale di riferimento.
La passione amorosa dei due ragazzi veronesi sconvolge più intensamente Giulietta che Romeo, arrivando a farle perdere il controllo della ragione e conducendola perfino a cercare la morte, quando il suo amore viene a mancare.
La tragedia dell’opera si colloca a latere dei due attori principali, Romeo e Giulietta ed è rappresentata da altri personaggi e da altre storie come il forte astio tra due famiglie veronesi i Montecchi e i Capuleti, o come il duello tra Mercuzio e Tebaldo.
Solo alla fine dell’opera si manifesta il pathos tragico che investe inesorabilmente anche Romeo e Giulietta.
Tutto questo; l’amore, il pathos, il dolore e il romanticismo in generale, è rappresentato in pittura da più di un artista ma forse meglio espresso dai preraffaelliti.
Vorrei citare a tal riguardo l’opera OFELIA (1851-1852) dell’artista Jonh Everett Millais, fondatore del gruppo dei Preraffaelliti, perfettamente in linea con l’idea di pathos di cui sopra e
LA LITE DI OBERON E TITANIA (1849) di Joseph Noel Paton anche lui preraffaellita, che dava risalto ai soggetti storici, fiabeschi ed allegorici.
Bellissimo! Una favola classica commentata in stile moderno.
Grazie del tuo commento! E’ molto gradito
Ho letto l’articolo lo trovo molto interessante. Molto bello è l’accostamento artistico.
Grazie Noemi per il tuo apprezzamento. Si voleva infatti creare una sorta di connubio letterario e artistico.
Il connubio letterario è perfettamente riuscito. Pertinente è la sottolineatura dell’amore indissolubile, fino alla morte. Fa bene, ogni tanto ricordare i classici permeati di romanticismo e sentimento puro. Grazie!
Spolverare i classici è uno dei modi per poter apprezzare e capire meglio quello che oggi viene sovente definito moderno o contemporaneo.
Grazie per il suo raffinato commento.