Nell’ elaborazione del progetto ai fini di una sospensione del processo per messa alla prova, occorre in primo luogo valutare se il minore sia dotato di risorse sufficienti per intraprendere un percorso di responsabilizzazione e maturazione e una volontà al cambiamento e dunque non una mera adesione formale a prescrizioni non sufficientemente comprese e accettate.
L’ elaborazione del progetto di messa alla prova non ha un contenuto rigidamente prescrittivo, non è una forma di “sanzione alternativa”, ma deve prevedere attività nel campo dello studio, lavorativo, del tempo libero, dell’impegno sociale o di riparazione verso le vittime.
I progetti devono essere dunque fortemente personalizzati: essi non sono un insieme di prescrizioni rigide scelte dal giudice, bensì una proposta di lavoro elaborata dagli operatori psicosociali con la consapevole partecipazione del minore che intende dimostrare la sua volontà di cambiamento.
Si tratta di un percorso che certo può avere anche momenti critici proprio perché è molto impegnativo per un’adolescente che abbia commesso un reato; inoltre non è pensabile che il risultato positivo o meno della messa alla prova possa essere condizionato anche da fattori esterni ma occorre attentamente valutare soprattutto l’atteggiamento dell’imputato anche nei confronti degli operatori sociali, ovvero se sia riuscito o meno ad instaurare con loro un rapporto di fiducia e di reale collaborazione, nonché la serietà e responsabilità con cui affronta i diversi impegni e problemi che via via s’incontrano nella realizzazione del progetto.
Una particolare riflessione merita la prescrizione all’imputato di aderire a un percorso di sostegno psicologico o terapeutico nell’ambito del progetto di messa alla prova, con particolare riferimento al coinvolgimento del minore in reati di natura sessuale.
Le risposte penali ai reati degli adolescenti introdotte dal DPR 448/88 trovano fondamento nell’intenzione del legislatore di uscire dalla logica storicamente dominante di “sorvegliare e punire” e di costruire spazi che consentano di ridare senso alle azioni apparentemente insensate degli adolescenti.
In questa direzione l’istituto della messa alla prova, deve poter avviare un processo di trasformazione degli agiti in pensiero, dare spazio a una revisione delle scelte che l’adolescente ha messo in atto attraverso l’agire in una risposta alle questioni che il crescere propone e, in un certo senso, impone.
La messa alla prova non mira pertanto ad un’azione ri-educativa cioè ad una modifica del comportamento ma ha finalità educative.
E’ la posizione del soggetto nel mondo che deve poter trovare altre modalità di elaborazione e di costruzione, anche attraverso la trama dei diverse rapporti umani.
In questo senso dovrebbe intendersi la possibilità offerte il giovane di recupero sociale, conciliandola con l’esigenza della prevenzione generale e della prevenzione speciale.
Certamente, un elemento rilevante nell’ elaborazione del progetto dev’essere quella di lavorare per la eliminazione della possibilità di recidiva.
Considerate le caratteristiche dell’agire adolescenziale e le finalità educative della messa alla prova, bisogna quindi valutare gli strumenti e i percorsi che consentano di avviare e di portare avanti (e non necessariamente concludere) un processo di trasformazione.
Tribunale per i Minorenni di Milano sentenza del 06.06.2006
buona sera chiedo aiuto nella stesura di un progetto personalizzato per ottenere una map
Egregio Signore
l’ elaborazione del progetto ai fini di una sospensione del processo per messa alla prova (adulti o minori) deve essere elaborato dai servizi sociali previo concerto con l’ente o associazione di riferimento, che afferma la disponibilità all’esecuzione del periodo di prova.
Cordialmente
Avv. Mariafrancesca Carnevale