Il rapporto tra la moda e il tempo è sempre stato spunto di riflessione per innumerevoli personalità.
Ad esempio Heinrich Heine e Charles Baudelaire vedevano nell’effimero la perdita della cultura classica.
Per Leopardi i cambiamenti della moda erano paragonabili alla pulsione di morte, questo proprio per la sua transitorietà.
Per Georg Simmel e Walter Benjamin, la rapidità di mutamento della moda andava di pari passo e si fondeva con lo svilupparsi delle società delle grandi metropoli europee quali Berlino e Parigi.
Attualmente invece le mode non sono più transitorie, ma durature e persistenti nel tempo. Basti pensare a Elvis Presley, scomparso nel 1977, eppure in testa alle classifiche nell’estate del 2002 grazie ad una registrazione risalente agli anni ’60 e riadattata su ritmi più attuali da un DJ olandese per la colonna sonora di uno spot di una nota marca di moda sportiva.
Allo stesso modo accade per gli abiti. Un esempio può essere Armani, con le sue giacche destrutturate, che sono le stesse dei primi anni ’80 o ancora le borchie, la pelle e gli strappi che si possono far risalire fino al secondo dopoguerra, ai rockers e agli “arrabbiati”.
La moda contemporanea, più che un susseguirsi di novità stagionali, è diventata un panorama carico di cliché e stereotipi.
A partire dall’arco temporale che va dalla fine del ‘900 e l’inizio del 2000 non è più possibile fissare il momento in cui “il nuovo” prende il sopravvento sulla moda precedente.
Il concetto di novità ha subito una forte accelerazione, dovuta in particolare alla prorompente potenza dei media, aumentata a partire dagli anni ’70.
Il “nuovo” quindi non fa altro che aggiungersi al precedente andandosi a sommare a tutti gli altri “nuovi” duraturi.
A partire dagli anni ’70, grazie al propagarsi e alla diffusione di apparecchi televisivi, la moda ha raggiunto tutte le metropoli, le periferie e la campagna, facendo sì che la sua evoluzione non fosse più catalogabile poiché coincide con tutte le mode e le contiene tutte.
Creare stupore e desiderio è sempre stato lo scopo della moda, e fino agli anni ’60 lo poteva ancora ottenere attraverso un’innovazione di tipo formale, caratterizzata quindi dalla sapiente abilità di convincimento del sarto.
Tutto questo è il risultato di un lavoro in parallelo di diverse forze quali il design, la pubblicità, i media e lo spettacolo.
La moda attuale ha invaso ormai innumerevoli settori, dalle vitamine agli attrezzi sportivi, dai mobili alle automobili, si è inserita e coincide con le richieste di mercato ed ha come scopo quello di determinare le qualità emozionali. La moda attuale quindi non si può più datare seguendo parametri temporali poiché segue innumerevoli modelli simultanei, interscambiabili e sovrapponibili. Si limita solamente a lavorare sulla coerenza degli stili. In questa chiave è possibile spiegare perché l’espressione “stile di vita”, entrata nel linguaggio comune di tutti i giorni, è adoperata per indicare lo stile del consumo.
Nonostante continui ad appellarsi alla novità ad ogni stagione, in realtà la moda attuale non è altro che un catalogo degli stili continuamente rivisitati.