Il Ratto di Proserpina fa parte di un gruppo di opere che Gian Lorenzo Bernini fece intorno ai 20 anni per il cardinale Scipione Borghese insieme a: Apollo e Dafne; Enea e Anchise; David.
Il Ratto di Proserpina narra la seguente leggenda: Plutone, signore degli inferi, rapisce la fanciulla Proserpina (Persefone), figlia di Giove e Cerere, per farla sua sposa. Cerere , dea delle messi, dopo il rapimento si chiude in solitudine e provoca carestia e siccità, così Giove ordina che Plutone liberi Proserpina, la quale però, avendo mangiato un chicco di melograno, ossia avendo mangiato negli inferi, non può tornare sulla terra, così Giove concede a Proserpina di trascorrere 2/3 dell’ anno sulla terra e 1/3 con Plutone nell’ Ade.
Le figure irrompono nello spazio.
Anche se guardando l’ opera da angolazioni diverse, si possono cogliere molti particolari, come il pelo del cane Cerbero iperrealistico o le possenti mani di Plutone che afferrano e spingono con forza il corpo di Proserpina, la statua funziona perfettamente se vista di fronte.
Gian Lorenzo Bernini l’ ha pensata per esplodere davanti allo spettatore, lì , quando si coglie il momento culminante del mito, quando Plutone selvaggio e pieno di desiderio, afferra Proserpina che si divincola disperatamente, piangendo lacrime di marmo, respingendolo con forza e alzando il braccio come un grido.
Per riuscire a rendere al meglio questa violenza, Bernini si riferisce soprattutto alla pittura del suo tempo, in particolare quella dei Carracci e di Rubens, il risultato a sua volta riuscì ad influenzare l’ evoluzione della pittura barocca.
La perfetta raffigurazione, di una irrefrenabile passione controbilanciata da uguale terrore, che disturba e, al contempo, seduce.
Questo e molto altro ancora è Gian Lorenzo Bernini.
Appuntamento, quindi alla prossima scultura.