La Vestale Tuccia o anche nota come La Velata è una scultura in marmo (cm 230) realizzata nel 1743 dallo scultore italiano Antonio Corradini ed attualmente conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini di Roma.
Antonio Corradini (Este, Padova, 19 Ottobre 1688 – Napoli, 12 Agosto 1752) è stato un celebre scultore di origini venete, grande esponente del barocco italiano, molto attivo in Italia ed anche in Europa.
La sua arte viene particolarmente apprezzata per la realizzazione di figure femminili velate, ovvero coperte da un velo o tessuto sottilissimo marmoreo trasparente che cela il capo e il corpo.
Tra le statue sul tema della donna velata e che annoverano Antonio Corradini tra i più grandi scultori italiani del Settecento occorre citare a “Purità” (Dama Velata o La Velata) realizzata tra il 1720 e il 1725, ed attualmente conservata presso il Museo del Settecento Veneziano – Ca’ Rezzonico, Venezia; la statua raffigurante la “Donna Velata” (che molti critici identificano con la Fede, risalente al 1709), attualmente conservata al Museo del Louvre, a Parigi; la Donna velata o “Il lutto”, conservata nella Chiesa di San Giacomo Apostolo di Udine, e la statua della “Pudicizia” realizzata nell’anno 1752, attualmente conservata nella Cappella San Severo, a Napoli, su commissione di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, (e negli stessi anni realizza il bozzetto in terracotta del celebre “Cristo Velato” ma a seguito della morte improvvisa avvenuta il 12 Agosto 1752, l’opera viene completata dallo scultore Giuseppe Sanmartino).
L’opera raffigura Tuccia o Tuzia, nota vestale romana, sacerdotessa del tempio di Vesta con il compito di tenere sempre acceso il sacro fuoco e con l’obbligo assoluto di castità. Tuccia viene ingiustamente accusata di aver violato il voto di castità e rischia la pena di venire seppellita viva. Tuccia dimostra la sua innocenza sottoponendosi alla prova consistente nel raccogliere l’acqua del Tevere con un setaccio, e in tal modo riesce ad evitare la condanna.
Antonio Corradini opera senza una committenza e afferma il suo elevato tecnicismo nelle forme anatomiche del viso e del corpo della vestale che si modellano sotto il velo aderente e trasparente.
Oltre al velo simbolo di castità e di pudicizia la vestale tiene nella mano sinistra il setaccio e una rosa, simbolo di purezza.
La Vestale Tuccia viene scolpita nel 1743 a Roma nei pressi di Palazzo Barberini, dove rimane anche quando Antonio Corradini si trasferisce a Napoli, per lavorare alla Cappella Sansevero e, sul modello della Velata romana, realizza la Pudicizia, (anno 1752), sua ultima opera.