Dama col liocorno. Opera di Raffaello Sanzio

Dama col liocornoLa Dama col liocorno è un dipinto (olio su tela applicata su tavola, cm 65 x 51) realizzato tra il 1505 e il 1506 circa dal pittore urbinate Raffaello Sanzio, ed attualmente conservato presso la Galleria Borghese di Roma.

La Dama col liocorno viene realizzata durante il periodo giovanile di Raffello Sanzio, (Urbino 1483 – Roma 1520), grande esponente del Rinascimento italiano, con molta probabilità commissionato in occasione di un matrimonio, quale dono di nozze. Tale interpretazione si ricava da una serie di elementi simbolici raffigurati nell’opera e, in particolare, del piccolo unicorno (o anche detto liocorno) in basso a destra, dolcemente adagiato sul grembo della giovane fanciulla, che simboleggia la purezza verginale, in attesa del sacramento matrimoniale. In origine, secondo le radiografie effettuate sull’opera, al posto dell’unicorno vi era un piccolo cane, simbolo di fedeltà coniugale.

Sebbene la giovane donna non è stata mai identificata, si presume che possa essere una dama fiorentina, e ne consegue che l’opera è stata eseguita durante il soggiorno fiorentino del pittore urbinate, prima del suo trasferimento a Roma. L’abbigliamento richiama la moda fiorentina dei primi anni del Cinquecento: il vestito scollato di seta gialla, (c.d “gamurra”) e le ampie maniche di velluto rosso dalle quali fuoriesce la camicia bianca sono simili ad altre tre opere del Sanzio, La Gravida (databile al 1505-1506 circa e conservata nella Galleria Palatina a Firenze), La Muta (databile al 1507 e conservata nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino) e Il Ritratto di Maddalena Strozzi (databile al 1506 circa e conservato negli Uffizi a Firenze).

Si è anche ipotizzato che la donna raffigurata possa essere Giulia Farnese, essendo l’unicorno, simbolo della famiglia Farnese.

Il dipinto Dama col liocorno raffigura una giovane donna seduta in una posizione di tre quarti verso sinistra e il volto verso lo spettatore, con lo sguardo fisso verso destra. Al collo porta una preziosa collana d’oro con uno smeraldo (simbolo di castità), un grande rubino quadrato (simbolo di forza) e una perla bianca (simbolo di amore spirituale). Il nodo della collana è ancora un palese riferimento al vincolo matrimoniale. In un momento successivo alla sua esecuzione, nel corso del XVII secolo, l’opera viene trasformata nel ritratto di Santa Caterina di Alessandria, con la figura femminile avvolta in un ampio mantello e accanto la ruota, simbolo del martirio, al posto dell’unicorno.

Il dipinto in relazione allo schema compositivo (in particolare la postura del corpo e delle mani) richiama la Gioconda o la Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci.

Ai lati del ritratto femminile sono raffigurate due colonne e alle sue spalle si intravede un paesaggio collinare in prospettiva, con un lago sullo sfondo.

 

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