Galata morente

Galata morente

Galata morente. Musei Capitolini di Roma, Palazzo Nuovo.

Il Galata morente (o anche conosciuta come Statua del Galata Capitolino) è una statua in marmo bianco (cm 73×185) risalente all’epoca romana, I secolo a.C., ed attualmente conservata nei Musei Capitolini di Roma, Palazzo Nuovo.

L’originale dell’opera era una statua in bronzo attribuita ad Epìgono, scultore ellenistico e risalente intorno al 230-220 a.C. circa, la quale unitamente al “Galata suicida” (attualmente conservato presso il Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps di Roma) faceva parte del Donario di Attalo un monumento della città di Pergamo, commissionate dal Attalo I, re di Pergamo, per celebrare la sua vittoria sui Galati (un popolo celtico). Entrambe le sculture sono state ritrovate nel corso degli scavi di Villa Boncompagni Ludovisi al Quirinale. Nel 1734 i Musei Capitolini acquisiscono il Galata morente e altre statue della collezione Ludovisi.

Esistono diverse versioni dell’opera (alcune delle quali si trovano presso Il Museo dell’Arte Classica di Roma – La Sapienza, il Museo di Archeologia classica dell’Università di Cambridge, la Galleria Courtauld di Londra), identificate anche con nomi diversi come il Gladiatore morente, il Gladiatore ferito o il Mirmillone morente.

Il Galata morente nel 1797, durante le spoliazioni napoleoniche, lascia l’Italia alla volta di Parigi per volontà di Napoleone Bonaparte, insieme ad altre opere come il Bruto Capitolino, la Venere Capitolina, e lo Spinario. La statua ritorna a Roma soltanto nel 1815 e da quel momento viene nuovamente collocata ed esposta presso i Musei Capitolini, dove tutt’oggi si trova conservata, soprattutto a seguito dell’intervento del Canova.

La statua raffigura, con puro realismo, un guerriero celtico (o guerriero della Gallia) nel momento della morte. Sotto di lui si trova lo scudo, mentre sul torace è visibile la ferita mortale dalla quale sgorga il sangue. La figura umana è nuda, semisdraiata, con il volto rivolto in basso dal quale emerge l’intenso pathos ma anche sentimenti di coraggio, sacrificio, di eroismo e di forza.

 

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