Il “Gruppo del Laocoonte” o anche conosciuto con il nome del “Laocoonte e i suoi figli“, è una scultura in marmo risalente al periodo ellenistico (alta 242 cm) che si trova presso il Museo Pio-Clementino all’interno dei Musei Vaticani, Città del Vaticano.
Si tramanda che la statua sia stata realizzata da tre scultori di origine greca, della città di Rodi: Agesandro, Atanodoro e Polidoro tra la metà del II secolo a.C. e la metà del I secolo d.C. ed unitamente alla Nike di Samotracia (attribuita a Pitocrito e conservata al Museo del Louvre di Parigi), alla Venere di Milo (attribuita allo scultore Alessandro di Antiochia e conservata al Museo del Louvre di Parigi), al Galata morente (attribuita a Epigono e conservata nei Musei Capitolini di Roma) è una delle più importanti sculture dell’arte ellenica arrivate fino ai nostri giorni.
La statua, carica di pathos o drammaticità, raffigura il sacerdote troiano Laocoonte ed i suoi figli, Antifante e Timbreo, attaccati da due serpenti marini, secondo la leggenda narrata nell’Eneide di Virgilio in merito alla guerra di Troia.
I corpi nudi in torsione vengono delineati nei minimi particolari anatomici e muscolori e manifestano un connubio perfetto tra forza e dolore, esaltati dalla lucentenza del marmo chiaro che conferisce una impronta scenografica.
Il “Gruppo del Laocoonte” viene rinvenuto a Roma nel corso di una serie di scavi effettuati sul colle Oppio nelle vicinanze della Domus Aurea di Nerone, il 14 Gennaio del 1506 in una vigna appartenente a tale Felice de Fredis.
Si tramanda che al ritrovamento del complesso statuario sono presenti l’architetto Giuliano da Sangallo e lo scultore Michelangelo Buonarroti (la cui influenza la ritroviamo nella realizzazione nel 1513 circa delle sculture dello “Schiavo morente“ e dello “Schiavo ribelle“ entrambe conservate presso il Museo del Louvre a Parigi).