I Vespri siciliani è un dipinto (olio su tela, cm, 225 x 300) realizzato intorno al 1846 dal pittore veneziano Francesco Hayez, ed attualmente conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Francesco Hayez (Venezia, 10 Febbraio 1791 – Milano, 12 Febbraio 1882) è stato un celebre pittore di origine veneziane, annoverato tra i principali esponenti del romanticismo pittorico italiano ed anche europeo. Dopo la formazione nella città natale di Venezia, presso l’Accademia della città, Francesco Hayez lavora principalmente a Roma, dove entra nella cerchia di Antonio Canova, e a Milano dove, nel 1850, ottiene una cattedra di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Le sue opere risentono fortemente delle tematiche ottocentesche e spaziano, con grande versatilità, dai nudi femminili a composizioni a carattere storico, mitologico o biblico, fino alla situazione culturale e sociale italiana, portando avanti i suoi ideali politici e patriottici, fondati sul Risorgimento e sull’Unità d’Italia.
La sua opera più celebre è certamente “Il bacio” realizzato nel 1859 ed attualmente conservato presso la Pinacoteca di Brera a Milano (oltre alle altre tre versioni), preceduta dal dipinto raffigurante l’ “Ultimo bacio di Romeo e Giulietta“, (anno 1823) conservato presso il Museo Villa Carlotta di Tremezzo (Como) e a cui fa seguito il dipinto raffigurante la Bagnante del 1844 conservato anch’esso presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Più precisamente I Vespri siciliani è il titolo di tre quadri che raffigurano la stessa tematica e gli stessi soggetti. La prima versione (olio su tela, cm 150 x 200) viene commissionata dalla marchesa Visconti d’Aragona, viene realizzata dal pittore veneziano nel 1822 a Milano, ed è conservata in Collezione privata; la seconda versione (olio su tela, cm 91 x 114) viene commissionata dal conte Arese, viene realizzata tra il 1826 e il 1827 ed è conservata in Collezione privata; la terza versione (olio su tela, cm, 225 x 300) del 1846 viene commissionata dal Principe di Sant’Antimo Francesco Ruffo nel 1840 e si trova presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
L’opera conserva principalmente un contenuto storico e raffigura il momento che precede la rivolta dei siciliani contro la dominazione degli Angioini francesi. La sommossa popolare scoppia a Palermo il 30 Marzo del 1282 (lunedì dell’Angelo) dopo la funzione serale dei vespri sul sagrato della Chiesa del Santo Spirito, dove un soldato dell’esercito francese, tale Drouet, offende una giovane nobildonna nel tentativo di perquisirla. Ciò provoca la reazione del marito della nobildonna che colpisce il soldato francese con la sua stessa spada, uccidendolo. Da tale avvenimento scoppia la rivolta dei siciliani contro gli invasori francesi che da Palermo si espande per tutta la Sicilia. Dopo la rivolta la dominazione dell’isola passa agli Aragonesi.
L’opera conserva altresì un messaggio patriottico che nell’Ottocento, nel pieno del periodo risorgimentale, rappresenta la ribellione contro la dominazione austriaca, allo scopo di affermare l’unità d’Italia.
L’impostazione della scena sembra un grande palcoscenico teatrale dove i diversi personaggi raffigurati, ognuno con un proprio ruolo, dialogano tra loro con pose statiche ma, al contempo, molto plateali.
La composizione conserva un suo equilibrio sia con riguardo alla cura e all’attenzione nella raffigurazione dei panneggi e dei costumi, talmente perfetti da sembrare reali e sia sotto il profilo cromatico, caratterizzato da un intenso chiaroscuro.