La Chiesa di Santa Maria ai Monti o della Madonna dei Monti, si trova a Roma, in Via Madonna dei Monti, nel rione Monti.
La Chiesa di Santa Maria ai Monti risale alla fine del Cinquecento e viene costruita a seguito della scoperta di un affresco trecentesco, di scuola senese, raffigurante la Madonna con il Bambino e alcuni Santi, ritenuto miracoloso.
L’edificazione della Chiesa inizia nel giugno del 1580 su progetto dell’architetto Giacomo della Porta, con l’obiettivo di trovare un luogo che potesse conservare l’immagine miracolosa della Vergine, meglio conosciuta come Madonna dei Monti.
La facciata esterna è opera dell’architetto Giacomo della Porta. L’interno si presenta a una sola navata con tre cappelle per ogni lato e il ciclo di affreschi decorativi richiama immagini di devozione mariana.
Sull’altare maggiore è collocato l’affresco raffigurante la Madonna con il Bambino tra i santi Stefano (a destra) e Lorenzo (a sinistra) e in basso San Francesco e un Santo monaco non identificato, con molta probabilità San Bernardo. Sopra il timpano triangolare si trova la statua del Cristo risorto con ai lati due angeli in adorazione, opera di Giacomo della Porta.
L’abside contiene gli affreschi del pittore pistoiese Giacinto Gimignani, raffiguranti, nella parte centrale, la Crocifissione e l’Apparizione di Cristo alla Vergine.
Il transetto contiene gli affreschi raffiguranti le Scene della vita della Vergine e l’Assunzione, il catino absidale è diviso in tre ovali con affreschi raffiguranti la Nascita di Maria (ovale di destra), la Presentazione di Maria al tempio (ovale al centro), e lo Sposalizio di Maria e Giuseppe (ovale di sinistra), opera del pittore Cristoforo Casolani (1602-1609).
La cupola contiene gli affreschi incentrati sulla Vita della Vergine, mentre sui pennacchi della cupola si trovano gli affreschi raffiguranti i quattro evangelisti, attribuiti sempre al pittore Cristoforo Casolani.
Tra le cappelle laterali occorre citare:
la Cappella Del Monte, prima cappella a sinistra, (1583) costruita su commissione del rabbino ebreo Josef Zarfatì, il quale si converte al Cristianesimo, sembra dopo aver conosciuto San Filippo Neri e riceve il battesimo da Papa Giulio III (al secolo Giovanni Maria Ciocchi del Monte) dal quale prende il nome. Sull’altare della Cappella è conservata la tela raffigurante l’Annunciazione, (datata 1588), opera di Durante Alberti;
la Cappella Sabatini o della Natività, seconda cappella a sinistra (1581) costruita su commissione di Marcantonio Sabatini, uomo al servizio di Papa Gregorio XIII. Sull’altare della Cappella è conservata la tela raffigurante l’Adorazione dei pastori, (1582), opera di Girolamo Muziano;
la Cappella Baccini dedicata a San Carlo Borromeo, prima cappella a destra, costruita su commissione di Andrea Baccini, ricco mercante fiorentino. Sull’altare della Cappella è conservata la tela raffigurante la Madonna col Bambino e San Carlo, opera di Innocenzo Tacconi, seguace di Annibale Carracci;
la Cappella di San Francesco o del Sacro Cuore, seconda cappella a destra, (1588) che conserva la pala d’altare del Sacro Cuore, (1940), opera di Enrico Tarenghi;
la Cappella Falconi o Cappella della Pietà, terza cappella a destra, (1584) costruita su commissione del nobile portoghese Giulio Pietro Falconi. Sull’altare della Cappella è conservata la tela raffigurante la Pietà, (1585-1587), opera di Antonio Viviani detto il Sordo di Urbino;
La volta contiene l’affresco raffigurante l’Ascensione, opera del pittore Cristoforo Casolani (databile 1610) con l’immagine, nella parte alta, del Cristo, mentre in basso sono dipinti la Madonna e gli Apostoli che assistono alla scena.
Nella descrizione della chiesa ella Madonna dei Monti ho riscontrato due lacune importanti.la prima riguarda il miracolo, detto della “locuzione della Vergine”. il quadro miracoloso è stato rinvenuto in una stalla coperto dalla paglia usata per lo stallatico, i famigli addetti a prelevare la paglia con i forconi, con il rischio di danneggiare il quadro, avrebbero udito una voce che invocava “almeno salvate il bambino”.Rimossa la paglia è affiorato il quadro.
la seconda lacuna riguarda la tomba di San Benedetto Giuseppe Labre, mendicante francese la cui memoria ritroviamo in altri santuari mariani, caduto in delirio e morto in una casa in via dei Serpenti, a pochi passi dalla chiesa. Riferita a lui, dire “odore di santità” sarebbe un azzardo, perché viveva da vero barbone, coperto di stracci e di parassiti. Ma a riprova della considerazione in cui era tenuto, riferisco che il suo nome figura, in una lapide della controfacciata, tra i visitatori illustri del Santuario della Madonna dell’ Incoronata, vicino Foggia, insieme con i nomi di San Tommaso D’Aquino e San Francesco d’Assisi.
Grazie per le informazioni, un bellissimo oltre che preziosissimo intervento, che approfondiremo certamente.