La Capanna dello Zio Tom – Gericault e Turner

La Capanna dello zio Tom è una opera letteraria realizzata dalla scrittrice statunitense Harriet Beecher Stowe e pubblicata nel 1852.

L’ambientazione storica è incentrata nel periodo della schiavitù americana, in cui vigeva la concezione economica della forza lavoro. In sostanza lo schiavo era un bene e, pertanto poteva essere ceduto dietro corrispettivo economico.

Il personaggio principale è Tom, uno schiavo nero, molto fedele al suo padrone, che a seguito di diverse vicissitudini, dettagliatamente descritte nell’opera, viene venduto ad un crudele mercante di schiavi.

Alla fine arriva a lavorare in una piantagione di cotone. Il proprietario – padrone pretende che Tom maltratti gli altri schiavi fino ad intimargli di ucciderne uno. Tom si ribella e ne pagherà le conseguenze con la vita.

Tom è un eroe positivo, con valori elevati ed un alto senso del dovere e della dignità umana.

Qualunque fosse la via d’uscita dalla condizione schiavista Tom si sofferma a sperimentare tutto ciò che la vita può offrire, con atteggiamento mite e pacato, ma mai scontato.

Consapevole della condizione di schiavitù a cui è sottoposto, non si ribella mai ai suoi padroni. La ribellione che Tom sconterà con la morte avviene solo quando ritiene violato il principio sacro della vita umana, qualunque essa sia.

Tom, sebbene schiavo, ha un senso di libertà molto più forte e elevato del suo padrone, e lo afferma con decisione e supremazia attraverso le sue scelte e decisioni.

Il padrone non ha, invece, alcuna possibilità tra cui scegliere.

Anche attraverso l’arte possiamo parlare del problema della schiavitù e della tratta degli schiavi legata allo scambio commerciale tra Europa e Africa durante il periodo della politica coloniale.

Lo facciamo con l’arte dell’Ottocento e precisamente con due quadri carichi di pathos: LA ZATTERA DELLA MEDUSA di Gericault e LA NAVE NEGRIERA di Turner.

La Zattera della Medusa è un quadro di denuncia, che descrive un drammatico fatto di cronaca della storia francese, che segna proprio il passaggio tra la pittura Neoclassica, dove i temi erano religiosi, storici e mitologici, spostando l’attenzione sul dramma e la denuncia dell’iniquità.

tomLa Zattera della Medusa descrive il naufragio della fregata Medusa, in particolare la sorte di 150 naufraghi, abbandonati a se stessi per più di venti giorni. Molti di essi morirono di sete e di fame , alcuni si uccisero e si verificarono episodi di cannibalismo. Episodio che scatenò orrore e sconvolse l’opinione pubblica.

Gericault decide di rappresentare il momento in cui i pochi superstiti avvistano all’orizzonte la nave Argo prima del salvataggio; la “speranza” della salvezza lontana in contrasto con la desolazione e l’orrore in primo piano sulla zattera.

tomLa Nave Negriera documenta un momento tragico della storia britannica: i cinque anni che segnano il passaggio tra l’approvazione della legge di abolizione della schiavitù e la sua abolizione vera e propria.

In un unico quadro Turner tocca due temi, in chiave abolizionista; nel 1781 il capitano di una nave, per ricevere i soldi dall’assicurazione gettò in mare 132 Africani, considerati malaticci, ancora vivi e incatenati ai ceppi, perché era previsto un risarcimento per le “perdite in mare” e non per gli schiavi che arrivavano morti a destinazione.

L’altro tema era la caccia scatenata alle navi negriere da parte dell’African Squadron.

Turner, però, pur percependo la novità del Romanticismo che spostava l’attenzione sulla cronaca e sull’azione di denuncia, vuole trasmettere nel quadro, quel momento di pura e somma relazione che c’è tra la natura e l’uomo, l’emozione del sublime.

Un tramonto infuocato , una nave in tempesta, tra le onde, i ceppi e i brandelli umani; Turner vuole trasportare lo spettatore nei flutti, strapparlo alla quiete; il tramonto diviene spettro terrificante che prospetta la fine dell’umanità.

4 thoughts on “La Capanna dello Zio Tom – Gericault e Turner

  1. GINA CARNEVALE ha detto:

    La trama del libro “La capanna dello zio Tom”, oggi più che mai ci fa riflettere sulla condizione dei nuovi schiavi: immigrati che lasciano la loro terra per scappare dalla guerra, rifugiati politici, orfani e vedove costretti a fuggire, ecc. Non trovo differenza di trattamento, loro sono sfruttati, umiliati, offesi nella loro dignità, disposti a morire nella speranza di una vita migliore. Questo articolo mi ha fatto riflettere molto: la realtà, oggi come oggi, supera di gran lunga la letteratura!

    1. Dott.ssa Silvia Bizzarri ha detto:

      Sono pienamente d’accordo con lei. “La realtà oggi supera di gran lunga la letteratura”, italiana o straniera qualunque essa sia. Aggiungo solo che la letteratura è forse uno strumento per capire e analizzare la realtà, per evitare che il futuro diventi peggiore del passato. Grazie del suo gradito intervento. A presto.

  2. paolo ha detto:

    complimenti per l’articolo. un inno alla coscienza dell’uomo e della dignità umana.

    1. Dott.ssa Silvia Bizzarri ha detto:

      Grazie del tuo gradito intervento. In effetti, con poche parole, hai focalizzato il punto centrale: la dignità dell’essere umano, che Tom, quale schiavo nero, ne era portatore a prescindere dalla sua condizione sociale. Senza dignità non può esserci la coscienza umana.

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