La Pazza. Opera di Giacomo Balla

La Pazza

La Pazza. Opera di Giacomo Balla. Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

La Pazza è un dipinto (olio su tela, cm 175 x 115) realizzato nel 1905 circa dal celebre pittore italiano Giacomo Balla ed attualmente conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Giacomo Balla (Torino, 18 Luglio 1871 – Roma, 1º Marzo 1958) è stato un celebre e rinomato pittore, scultore e scenografo italiano (nonché, grande amante della fotografia), di origine torinese, annoverato tra i principali esponenti del Futurismo, movimento culturale, letterario, artistico e musicale che si sviluppa in Italia all’inizio del XX secolo.

Inizialmente interessato al divisionismo (movimento artistico nato alla fine dell’Ottocento che da un alto segue le teorie geometriche dividendo i colori in singoli punti o linee e dall’altro studia e esplora la sensazione a livello ottico delle immagini) e molto vicino ai temi sociali e umanitari, Giacomo Balla è uno dei primi artisti ad approdare al Futurismo, fondato dal poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti che il 20 Gennaio 1920 pubblica il Manifesto sul quotidiano Le Figaro di Parigi.

Partendo dal distacco e dal disprezzo della società ottocentesca, borghese e artefatta, il Futurismo cavalca il progresso tecnologico del primo decennio del Novecento e vuole porre l’uomo a contatto diretto col mondo in cui vive.

Giacomo Balla guarda verso il futuro e in tale ottica afferma i suoi principi artistici e stilistici incentrati, in primis, sullo studio della luce e del movimento.

Il dipinto La Pazza raffigura una donna in controluce, sgraziata nei movimenti, con la mano destra portata alla bocca per intimare il gesto del silenzio, mentre la mano sinistra è rigida in un gesto di nervosismo.

La sensazione di pazzia e di alienazione, oltre che dalla gestualità, si ricava altresì dall’aspetto esteriore della donna, con gli abiti in disordine e i capelli arruffati.

L’opera apre la stagione pre-futurista di Giacomo Balla incentrata sulla pittura figurativa con ampi studi sul colore e sulla luce, e quella forte volontà di volere ritrarre l’animo umano nella sua interezza, anche nel dolore e nella malattia.

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