Leonardo Da Vinci: l’enigma della Gioconda

leonardoOsservando i dipinti di Leonardo, secondo Freud, si nota un sorriso strano, allo stesso tempo affascinante ed enigmatico, che il grande pittore riusciva ad imprimere sulle labbra dei soggetti femminili che dipingeva.

È un sorriso immutabile, misterioso, disteso su lunghe labbra arcuate, che è divenuto segno distintivo dello stile dell’artista, definito pertanto “leonardesco”.

Per Freud (e non solo), è proprio sul volto della Gioconda – Monna Lisa del Giocondo – che questo sorriso produce i suoi effetti più sconcertanti riuscendo a turbare milioni di osservatori straordinariamente colpiti.

Tale enigma esigeva una interpretazione e tanti addetti hanno provato a darla nei modi più vari, nessuno dei quali “soddisfacente” (Freud, 1910, pag. 251).

Proseguendo nel suo saggio, Freud ci segnala forse la cosa più sconcertante, cioè il fascino magnetico che questo sorriso esercitò sull’artista stesso.

Il medesimo fascino altrettanto potente sugli occhi di coloro che l’hanno potuto ammirare negli ultimi quattrocento anni.

È possibile che Leonardo fu affascinato dal sorriso di Monna Lisa perché destò in lui un tenero ricordo rimasto a lungo addormentato nella sua mente.

L’ipotesi di Freud è che “sua madre avesse posseduto quel misterioso sorriso, che egli aveva perduto e che tanto lo avvinse quando lo ritrovò nella dama fiorentina” (Freud, op. cit. , pag. 255).

Da quel momento in poi, Leonardo non riuscì più a liberarsi di questo dolce ricordo e volendolo amorevolmente rivivere, gli diede vita espressiva in tutte le sue opere: questo sorriso “leonardesco”, infatti, comparirà in quasi tutti i suoi successivi dipinti femminili.

L’opera che si avvicina di più in termini di tempo a Monna Lisa è proprio Sant’Anna, la Vergine e il Bambino: in esso tale sorriso è ritratto in entrambi i volti delle donne nella maniera più bella e marcata, dando segno di serenità interiore e magnifica dolcezza.

A completezza d’informazione tra tutte le ipotesi sinora formulate oltre quanto anzidetto su Freud, ci sembra doveroso segnalarne una che circola da tempo negli ambienti artistici e tra critici d’Arte, alimentando giudizi ed insinuando curiose ma interessanti tesi circa una sospetta notevole somiglianza dei lineamenti tra la Gioconda ed il maestro Leonardo che l’ha realizzata.

Chiaro il riferimento all’origine omosessuale del Maestro, all’epoca tollerata proprio per la sua geniale grandezza e capacità umana immensa.

E’ presumile pensare che una gran parte di se, la sua intima voglia e legittima curiosità di immaginarsi in ambito femminile, possa averlo spinto a dipingersi in un particolare autoritratto “rosa”.

Le migliaia di occhi dei fautori di questa bizzarra ed affascinante tesi hanno individuato moltissime linee che quasi si sovrappongono tra i due, addirittura mostruose quelle del contorno del cranio in entrambe le teste e quasi perfettamente in simbiosi sia la fronte che le gote.

E se il Maestro avesse voluto veramente immortalarsi donna, magari ancora in età media, realizzando sulla tela quello che vedeva allo specchio proprio come una Gioconda Leonarda?

Tutti elementi  che contribuiscono a rendere sempre più intriganti le verità ancora nascoste ed irrisolte del più famoso volto dipinto lasciatoci in eredità per il patrimonio mondiale dell’Universo.

1 thought on “Leonardo Da Vinci: l’enigma della Gioconda

  1. Ravecca Massimo ha detto:

    L’ipotesi principale riguardo al personaggio ritratto è che sia il ritratto di una signora fiorentina, stranamente non consegnato al committente. […]. Carlo Vecce è arrivato ad affermare che, iniziato il ritratto di Lisa Gherardini a Firenze e lasciatolo a mezzo, Leonardo ne avrebbe mutato il soggetto a Roma terminandolo come ritratto di Isabella Gualandi. […]. C’è chi vi ha visto una donna incinta. Martin Kemp vi scorge un’analogia tra la futura madre e l’acqua sullo sfondo come madre della Terra, chi un ideale di bellezza universale, chi un compendio dell’arte e delle conoscenze di Leonardo. Ma forse il quadro è anche e contemporaneamente un abile gioco di prestigio, un artificio sofisticato, un complesso trucco pittorico, per raffigurare non una persona vera, ma un volto ideale, un concetto. La stessa luce che pervade il dipinto è artificiale, frutto delle conoscenze di ottica dell’autore: L’illuminazione del volto non corrisponde affatto all’illuminazione naturale di una loggia, che dovrebbe ricevere la maggior parte della luce dal lato aperto verso l’esterno. Nel ritratto, tuttavia, Lisa è illuminata da una fonte di luce situata in alto a sinistra, oltre il margine del quadro e non troppo lontana dalla sua superficie. L’illuminazione del volto, veicolo per eccellenza dell’espressione dell’anima, risulta quindi frutto di un artificio. (F. Zöllner, Leonardo da Vinci, Taschen, 2011, trad. it. B. Baroni, L. Butani, S. Candida, F. Pilli, V. Tipertelli, p. 161). […]:l Mario Alinei (1926) ha sostenuto, basandosi su una sua esperienza personale connessa alla morte di una persona cara, e analizzando la personalità e le opere di Leonardo, che sia il ritratto di una giovane donna morta, con gli occhi ancora aperti. Sia il ritratto di una donna incinta, che l’autoritratto al femminile di Leonardo, che l’idea di Alinei contengono temi ricorsivi. Nella prima ipotesi abbiamo un volto nascente dentro un altro, nella seconda un volto ne nasconde un altro, nella terza: La Gioconda è, di fatto, due volte finta: finta in quanto opera d’arte, ma finta anche come morta che si finge viva. […]. Proprio come nel gioco di prestigio, in cui non siamo noi a vedere, ma qualcuno che ci fa vedere ciò che vuole. […]. La Gioconda ci appare, così, come una nuova e straordinaria interpretazione della Medusa che Leonardo disegnò da giovane, […] Una Medusa moderna ed eterna, […], ci fa prima sentire il profumo dell’amore, e poi ci conduce a sfiorare la morte lasciandoci, smarriti, sull’orlo di un abisso. (M. Alinei, Il sorriso della Gioconda, Il Mulino, Bologna, 2006, pp. 122-3).
    Nell’inquietante e suggestiva ipotesi di Mario Alinei, la prima opera andata perduta di Leonardo e collegata con l’ultima. Leonardo per soddisfare l’ipotesi di Alinei potrebbe “semplicemente” aver fatto un ritratto ideale di una giovane donna morta basandosi sulle sue esperienze di anatomista. . Alinei potrebbe aver visto giusto. Le varie teorie non si escludono a vicenda, che siano state avanzate e validamente sostenute è comunque significativo. […] Cfr. ebook/kindle. Leonardo e Michelangelo: vita e opere..

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