Atlante. Poesia di Margherita Guidacci

Atlante L’etèraAtlante

Davanti a te la mia anima è aperta
come un atlante: puoi seguire con un dito
dal monte al mare azzurre vene di fiumi,
numerare città,
traversare deserti.

Ma dai miei fiumi nessuna piena ti minaccia,
le mie città non ti assordano con il loro clamore,
il mio deserto non è la tua solitudine.
E dunque cosa conosci?

Se prendi la penna, puoi chiudere in un cerchio esattissimo
un piccolo luogo montano, dire: «Qui fu la battaglia,
queste sono le sue silenziose Termopili.»

Ma tu non sentisti la morte distruggere la mia parte regale,
né salisti furtivo
col mio intimo Efialte per un tortuoso sentiero.
E dunque cosa conosci?

Margherita Guidacci (Firenze, 25 Aprile 1921 – Roma, 19 Giugno 1992) è stata una famosa poetessa fiorentina, colta e schiva, viene considerata una delle più importanti e rinomate autrici del secondo Novecento italiano.

Margherita Guidacci nasce a Firenze nel 1921 ma sin dalla tenera età rimane orfana di entrambi i genitori. La sua infanzia la trascorre tra la città di Firenze e Scarperia, sita nella campagna fiorentina insieme al cugino, Nicola Lisi, successivamente affermato poeta italiano.

Si laurea all’ Università di Firenze in letteratura italiana, discutendo una tesi su Giuseppe Ungaretti. Successivamente trascorre un periodo nel Regno Unito dove studia anche la lingua inglese e la letteratura inglese che le consente di intraprendere lavori come traduttrice delle opere di John Donne e le poesie di Emily Dickinson.

Nel 1945 inizia la sua carriera di insegnamento che ben presto la porta ad avere una cattedra universitaria. Certamente al sua principale vocazione rimane la poesia e nel 1946 pubblica i suoi primi versi ”La Sabbia e l’Angelo” composti nel 1935, a cui fa seguito nel 1954 l’opera poetica “Morte del ricco“, un esordio che viene accolto con grande fervore dalla critica.

La sua lirica è imperniata da una soave musicalità ed è, al contempo, caratterizzata da una nitida espressività ricca di simboli e allegorie. Tutto questo si riscontra nelle raccolte successive “Paglia e polvere” del 1961, “Il vuoto e le forme” del 1977 e “L’altare di Isenheim” del 1980. I suoi versi risuonano di una delicata spiritualità. Le composizioni poetiche rispecchiano in parte l’indole solitaria e la personalità riservata e contenuta di Margherita Guidacci.

Negli anni produrrà una ventina di raccolte poetiche della quale solo “Anelli del tempo“, vedrà la pubblicazione nel 1993, dopo la sua morte.

Nel 1990 Margherita Guidacci vince il Premio Dessì e nel 1976 il Premio Scanno.

Margherita Guidacci muore a Roma nel 1992.

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