Chocolat è un film del 2000, che con la regia di Lasse Hallström e l’interpretazione di Juliette Binoche, Judi Dench e Johnny Depp ottiene ben cinque nomination agli Oscar nel 2001. Il film trae ispirazione dall’omonimo romanzo del 1999 della scrittrice britannica Joanne Harris.
Chocolat è ambientato verso la fine degli anni Cinquanta, nel piccolo villaggio francese di Lansquenet-sur-Tannes, dove si trasferisce Vianne (alias Juliette Binoche) con sua figlia Anouk. La giovane donna, dal carattere libero ed anticonformista, apre un negozio di cioccolata che, con la sua vetrina ricca di accattivanti pasticcini e delizie culinarie, attira sin da subito lo sguardo e i pettegolezzi della piccola cittadina chiusa e bigotta, apparentemente tranquilla.
“C’era una volta un piccolo e silenzioso villaggio nella campagna francese; gli abitanti credevano nella Tranquilité, la tranquillità. Se vivevi in questo villaggio, sapevi ciò che ci si aspettava da te. Conoscevi il tuo posto nello schema delle cose. E se ti capitava di dimenticarlo, qualcuno ti avrebbe aiutato a ricordarlo.”
Ed è così che arrivano a crearsi due fazioni opposte: quelli a favore della cioccolateria (tra cui l’affascinante zingaro Roux, alias Johnny Depp) e quelli contro, che la etichettano come scandalosa in quanto incita e cavalca le debolezze umane.
I profumi e i sapori della cioccolateria e lo spirito libero di Vianne riescono a muovere gli animi della pacata ed ordinata cittadina francese, incidendo sulle scelte di vita dei suoi abitanti. Tra questi l’attenzione deve essere focalizzata sulla giovane Josephine, donna frustata, affetta da cleptomania, e soggetta ai continui maltrattamenti del marito. Josephine, grazie all’aiuto di Vianne (ma anche dal confronto con la stessa) riesce a lasciare il marito e si allontana definitivamente da quel clima familiare infausto, rimanendo indifferente ai vari tentativi della comunità di trovare giustificazioni alle condotte del marito.
Josephine è il personaggio che, più degli altri, compie un completo riscatto sociale, liberandosi dalle catena dei pregiudizi e degli stereotipi di genere, per correre lontano, verso una nuova strada della vita, senza guardarsi più indietro. Il tutto avviene velocemente e naturalmente; certamente è prezioso il contributo e il supporto dell’altra donna, Vianne, che riesce a capirla senza giudicarla.
Nessuno si chiede della tipologia di maltrattamenti che subisce la donna, se sussiste la prostrazione psicologica e fisica della vittima oltre alla serialità delle condotte aggressive perpetrate nei suoi riguardi dal marito, il quale, rimane, per tutta la pellicola cinematografica, quasi nell’ombra.
Nell’ordinamento italiano il reato di cui all’art. 572 C.p. consiste nella sottoposizione dei familiari ad una serie di atti di vessazione continui e tali da cagionare sofferenze, privazioni, umiliazioni, le quali costituiscono fonte di un disagio continuo ed incompatibile con normali condizioni di vita; i singoli episodi, che costituiscono un comportamento abituale, rendono manifesta l’esistenza di un programma criminoso relativo al complesso dei fatti, animato da una volontà unitaria di vessare il soggetto passivo (Cass. Sez. 6, Sentenza n. 7192 del 04/12/2003).
Nella pellicola cinematografica il vittimismo della donna non è una debolezza ma è una forza, diventa la molla di riscatto personale e sociale della vittima, senza tentare di cercare una motivazione logica o giuridica della situazione fattuale.