Costanza Conti de Cupis era una nobildonna del Seicento, appartenente alla famiglia dei Conti; oggi viene contemplata, al pari di Beatrice Cenci, in una della più famose leggende di Roma.
Costanza Conti de Cupis sposò Antonio Valena, il nipote del cardinale Giandomenico De Cupis e con lui si trasferì a vivere a Roma, nel famoso palazzo situato al centro della città eterna, in Via dell’Anima, proprio alle spalle di Piazza Navona.
Si tramanda che la giovane donna fosse bellissima e molto attraente, ma la cosa che colpiva di più erano le sue splendide e delicate mani.
La leggenda narra che un artista del tempo, tale Bastiano, affascinato dalle mani della donna, decise di farne un calco in gesso e di esporlo presso la sua bottega. In poco tempo il calco della mano di Costanza Conti de Cupis acquisì una tale fama che molti si recavano ad osservarlo, quasi fosse una reliquia sacra.
Un giorno passò dalle parti della bottega un frate che, dopo aver ammirato quel calco di gesso, affermò che era troppo bello per appartenere ad una persona reale.
Quando Costanza Conti de Cupis ebbe conoscenza di quella affermazione pronunciata, per lo più, da un frate, pensò che fosse un oscuro presagio. Pertanto fece ritirare il calco in gesso e si rinchiuse nel suo palazzo dedicandosi interamente alla preghiera e ai consueti mestieri femminili, come il ricamo.
Qualche tempo dopo, mentre era intenda a ricamare Costanza Conti de Cupis si punse un dito con un ago arruginito. La ferita si infettò tanto che i medici furono costretti ad ambutare la mano, e, qualche tempo dopo, forse a causa di una setticemia, la donna morì.
Ma il suo fantasma aleggia ancora nelle notti romane di luna piena, quando sui vetri del palazzo sembra che appiaia la mano bianca della donna.