Cristina Trivulzio di Belgiojoso: il Risorgimento Italiano

Cristina Trivulzio di BelgiojosoCristina Trivulzio di Belgiojoso (Milano, 28 Giugno 1808 – Milano, 5 Luglio 1871) è stata una famosa donna di origine nobile, ma al contempo scrittrice singolare e attivista nel pieno del Risorgimento italiano.

Cristina Trivulzio di Belgiojoso nasce all’inizio dell’Ottocento in una famiglia aristocratica milanese, ma la sua infanzia non è molto serena a seguito della morte prematura del padre. Riceve comunque una buona educazione ed istruzione grazie ad Ernesta Bisi sua insegnante personale, nonchè la sua più grande amica e confidente.

All’età di sedici anni sposa il principe Emilio Barbiano di Belgiojoso ma il matrimonio si rivela ben presto un fallimento a seguito dell’infedeltà coniugale del marito, molto dedito alle donne e alla dilapidazione del patrimonio. Sebbene i due non divorzieranno mai, Cristina Trivulzio di Belgiojoso decide di prendere in mano la sua vita allontanandosi da Milano e dai pettegolezzi della società borghese per viaggiare in diverse città tra cui Genova, Napoli, Firenze e Roma.

In questo periodo Cristina Trivulzio di Belgiojoso attira su di sè  l’attenzione della polizia austriaca a seguito della frequentazione di diversi personaggi molto vicini alle attività rivoluzionarie, come l’amicizia con Bianca Milesi Mojon che aveva preso parte ai moti milanesi e Ortensia di Beauharnais.

Poco tempo dopo le viene ingiunto di rientrare a Milano, ma Cristina Trivulzio di Belgiojoso scappa prima in Svizzera e poi in Francia. Mentre si trasferisce nella città di Parigi i suoi beni vengono confiscati dalla polizia austriaca.

A Parigi apre un salotto letterario che ben presto diventa luogo di incontro e di confronto di diversi illustri personaggi come Augustin Thierry e François Mignet. Accolta dalla società borghese parigina Cristina Trivulzio di Belgiojoso viene apertamente corteggiata un pò da tutti, in particolare Heinrich Heine, Liszt, De Musset.

Nel 1838 Cristina Trivulzio di Belgiojoso rimane incinta e dalla gravidanza nasce una bambina, Maria. Non si conosce con precisione chi sia il padre di sua figlia ma si vocifera che sia François Mignet, sebbene la bambina viene poi legalmente riconosciuta dal marito Emilio Barbiano di Belgiojoso.

Con la nascita della figlia e la fine del controllo della polizia austriaca Cristina Trivulzio di Belgiojoso vuole far ritorno a Milano ma il clima di pettegolezzi e di maldicenze della società aristocratica le pone un freno. Alessandro Manzoni non le consente neanche di dare l’ultimo saluto alla madre Giulia Beccaria, in fin di vita, in quanto l’illustre scrittore ritiene che Cristina abbia guadagnato la fama di donna immorale e dissoluta.

Si trasferisce, pertanto a Locate, a sud di Milano, e qui si trova davanti ad una realtà rurale povera e analfabeta. Decide di dedicarsi a diverse attività sociali, in particolare all’istruzione dei bambini, aprendo degli asili e delle scuole e, nel contempo, attirando la contrarietà dell’ambiente milanese e dello stesso Manzoni. In questo periodo si dedica anche alla scrittura pubblicando opere letterarie e fondando una rivista l'”Ausonio” sul modello della celebre “Revue des Deux Mondes” dove afferma le sue idee di una unione italiana sotto la regia di casa Savoia intrattenendo rapporti con i maggiori esponenti del Risorgimento come Cavour e  Cesare Balbo. Partecipa attivamente alle Cinque Giornate di Milano per poi unirsi ai patrioti della Repubblica Romana dove si sperimenta come infermeria. Successivamente è costretta a lasciare l’Europa per approdare in Turchia dove sul modello di Locate si occupa di una colonia agricola di profughi italiani e viaggia in tutto l’Oriente riportando le sue impressioni in una serie di articoli.

Cristina Trivulzio di Belgiojoso ritorna in Italia qualche anno più tardi: ormai è una donna matura, molti dei suoi vecchi amici parigini sono morti, la figlia Maria è quasi maggiorenne e nel 1861 con l’unità di Italia abbandona definitivamente l’ambiente politico.

Muore nel 1871 a Milano, all’età di 63 anni.

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