Cristo e la Cananea è un dipinto (olio su tela, cm 101×151) databile tra il 1665 e il 1670 del pittore di origine calabrese Mattia Preti ed attualmente conservato presso la Galleria Nazionale di Cosenza.
Mattia Preti (Taverna, Catanzaro, 1613 – La Valletta, 1699), noto anche come il Cavalier Calabrese perché nato in terra di Calabria, è stato un rinomato pittore italiano, incluso tra gli ultimi seguaci del caravaggismo romano e annoverato tra i maggiori esponenti del Barocco nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1630 Mattia Preti si trasferisce a Roma dove conosce lo stile e la tecnica del Caravaggio e dove sono conservate diverse opere, in particolare il dipinto raffigurante la Flagellazione (datato 1640) nel convento adiacente alla Chiesa di San Giovanni Calibita, l’affresco raffigurante l’Elemosina di San Carlo Borromeo nella Chiesa di San Carlo ai Catinari; gli affreschi raffiguranti Sant’Andrea legato alla croce, la Crocifissione di Sant’Andrea e Sant’Andrea deposto dalla croce (databili 1650-1651) nella Basilica di Sant’Andrea della Valle, e i dipinti raffiguranti la Fuga da Troia (datato 1630), La cena del ricco epulone (datato 1655-1660), la Resurrezione di Lazzaro (databile tra il 1655 e il 1660), tutti conservati presso Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma.
Nei primi mesi del 1653 Mattia Preti, dopo un lungo periodo, lascia Roma per trasferirsi a Napoli, dove si afferma in poco tempo colmando il grande vuoto lasciato dalla scomparsa di Jusepe de Ribera conosciuto anche col soprannome dello Spagnoletto, morto nella città partenopea nel 1652. A Napoli affresca le porte della città dopo l’epidemia di peste del 1656; tutti affreschi sono andati perduti tranne l’affresco raffigurante “San Gennaro, Santa Rosalia e San Francesco Saverio” su Porta San Gennaro.
Il dipinto Cristo e la Cananea, rappresentato in diverse opere dal pittore calabrese, raffigura l’episodio evangelico dell’incontro di “Cristo con la Cananea“, di cui al Vangelo di Matteo (15, 21-28)
“In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita“.
Nell’opera il Cristo e la Cananea appaiono ravvicinati, uno di fronte all’altro, con una accentuata gestualità delle mani, che offre un pacato dinamismo alla scena e nell’ambito della quale è possibile notare la contrapposizione tra l’indice della mano destra del Cristo, rivolto verso l’alto, e l’indice della mano sinistra della Cananea, rivolto verso il basso ad indicare il cane.