I Fauves e il Fauvismo

I fauves, pur avendo temperamenti ed educazioni diverse, hanno un amore cieco per le tinte pure e smaglianti che riportano sulla tela con eccezionale violenza e intensità.

Tutti d’accordo nel proclamare la più assoluta libertà artistica, riescono a conservare ognuno la propria precisa individualità esprimendosi con forme distorte, piatte e colorate, acuti eredi dell’arte di Van Gogh, di Gauguin, di Cézanne per il senso della composizione e dei Divisionisti per l’esaltazione luminosa.

Che rivelazione apprendere e superare le passate nozioni per raggiungere una pittura che si propone libera espressione di sensibilità.

Esplora con metodo questo terreno Henry Matisse uomo curiosissimo pronto ad accogliere suggerimenti e sperimentazioni tecniche.

Conosce l’arte africana ed asiatica e da queste esperienze nasce quella che poi è stata definita pittura pura dei fauves.

Per esprimersi usa più i colori che la descrizione ( “Veduta di Notre Dame, nel tardo pomeriggio”) e ciò lo porta ad ignorare deliberatamente le regole convenzionali di disegno e prospettiva.

Nel 1908 abbandona il gruppo dei fauves con un desiderio nel cuore:

Sogno un’arte di equilibrio, di purezza, di tranquillità, i cui temi non siano inquietanti o angosciosi; un’arte che sia un lenitivo per chi lavora intellettualmente, uomo d’affari o letterato ad esempio, un ristoro cerebrale, qualcosa di simile a un accogliente sofà su cui trovare sollievo dalle fatiche fisiche.

Il colto e intellettuale André Derain invece, è un ingegno inquieto in cerca di un linguaggio che superi l’impressionismo aprendo vie più moderne alla pittura.

Nei suoi quadri c’è sempre una certa volontà “costruttiva” e l’esigenza di salvare la prospettiva nonostante che l’uso deciso dei colori la modifichi pesantemente.

L’ispirazione gli nasce, come per tutti gli espressionisti, dal desiderio di lavorare solamente con tinte forti: “Il Tamigi a Londra”, “Le rive della Senna”, “Il ponte di Westminster”, “Blackfriars”.

Maurice Vlamink  persona semplice e genuina, che vuole esprimere la sua esuberanza facendo esplodere i colori con la propria ardente passionalità.

Autodidatta in pittura, e solamente quando conosce André Derain comincia a dedicarsi seriamente all’attività artistica. Dal 1907, sotto l’influsso dell’opera di Cézanne, adotta per i suoi quadri una gamma di colori più cupi e soggetti più tradizionali.

Ricordiamo tra i fauves anche Raoul Dufy dal segno leggerissimo e abile nel rendere emozioni e sensazioni fresche; Georges Braque che man mano si allontana dalle preoccupazioni cromatiche dei fauves cercando di inserire sempre più l’immagine in uno spazio chiaramente definito, incanalato verso il suo percorso di cubista; Max Hermann Pechstein è tra i primi a raggiungere la popolarità, forse perché i suoi dipinti, più decorativi nel colore, sono meno tormentati di quelli di altri membri del movimento dei fauves.

 

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