Principio di Colpevolezza. Presupposti costituzionali

principio di colpevolezzaIl principio di colpevolezza partecipa, in specie, di una finalità comune a quelli di legalità e di irretroattività della legge penale (art. 25, secondo comma, Cost.): esso mira, cioè, a garantire ai consociati libere scelte d’azione, sulla base di una valutazione anticipata (“calcolabilità”) delle conseguenze giuridico – penali della propria condotta.

La suddetta “calcolabilità” verrebbe meno ove all’agente fossero addossati accadimenti estranei alla sua sfera di consapevole dominio, perché non solo non voluti né concretamente rappresentati, ma neppure prevedibili ed evitabili.

Allo stesso modo, il principio di colpevolezza svolge un ruolo “fondante” rispetto alla funzione rieducativa della pena (art. 27, terzo comma, Cost.): non avrebbe senso, infatti, “rieducare” chi non ha bisogno di essere “rieducato”, non versando almeno in colpa rispetto al fatto commesso.

D’altronde, la finalità rieducativa non potrebbe essere obliterata dal legislatore a vantaggio di altre e diverse funzioni della pena, che siano astrattamente perseguibili, almeno in parte, a prescindere dalla “rimproverabilità” dell’autore.

Punire in difetto di colpevolezza, al fine di “dissuadere” i consociati dal porre in essere le condotte vietate (prevenzione generale “negativa”) o di “neutralizzare” il reo (prevenzione speciale “negativa”), implicherebbe, infatti, una strumentalizzazione dell’ essere umano per contingenti obiettivi di politica criminale, contrastante con il principio personalistico affermato dall’ art. 2 Cost.

In tale ottica, dunque, il legislatore ben può, nell’ambito delle diverse forme di colpevolezza, “graduare” il coefficiente psicologico di partecipazione dell’autore al fatto, in rapporto alla natura della fattispecie e degli interessi che debbono essere preservati: pretendendo dall’ agente un particolare “impegno” nell’evitare la lesione dei valori esposti a rischio da determinate attività.

Ma in nessun caso gli è consentito prescindere in toto dal predetto coefficiente.

In caso contrario, stabilire quando ricorrano esigenze repressive atte a giustificare una “rinuncia” al requisito della colpevolezza, in vista della tutela di altri interessi di rango costituzionale, come, di norma, quelli protetti in sede penale, diverrebbe un apprezzamento rimesso alla mera discrezionalità legislativa: con conseguente svuotamento delle accennate funzioni, “garantistica” e “fondante”, del principio di colpevolezza.

CORTE COSTITUZIONALE SENTENZA N. 322 ANNO 2007

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