La “Vera” storia dell’ Ermafrodito della Borghese

Luglio, giornata assolata, calda, non vedo l’ora che siano le 15:30 per entrare di nuovo a visitare Galleria Borghese, si perché ogni tanto ci torno, sfruttando ogni attimo le due ore a disposizione, scoprendo ogni volta una cosa nuova e diversa.

Muta la predisposizione emotiva, l’approccio a ciò che si vede, a come si osserva la stessa opera a distanza di tempo, la luce non è mai la stessa, il momento cambia, diviene altro; una sola cosa non cambia l’ignoranza e la mancanza di rispetto di molti che passano nelle stanze come fossero lì per caso, appoggiandosi ai tavoli di marmo e non solo come nella cucina di casa.

La stanza dell’ Ermafrodito, stanza V, è stretta e piccola, potrebbe sembrare solo un passaggio tra la precedente dominata dal Ratto di Proserpina e la successiva con il gruppo di Enea e Anchise.

Mi colpisce una ragazzina di circa 10 o 12 anni, sguardo sveglio, con il cellulare a sua disposizione, decide di fotografare proprio l’ Ermafrodito ma il padre la ferma, con tono deciso le dice di lasciare stare, di non farlo ed è qui che  la mia attenzione è catturata, la ragazzina controbatte dicendo che a lei la statua piace, è bella, il padre insiste, aggiunge che non è una statua importante e la spinge oltre, la ragazzina se ne va senza la foto.

Se questo non fosse abbastanza per indignarsi finisco la storia, il padre resta nella stanza V raggiunto dalla moglie e dagli amici, comitiva numerosa, domandano cosa fosse successo, lui risponde che quella è la statua di un ermafrodito e che non è da fotografare, uno degli amici chiede cos’è un ermafrodito e l’altro tra le risa già esplose, risponde hai presente Platinette?

Questo basta ad indignarvi? A me si, la ragazzina è andata via senza foto e senza sapere anche se credo sia meglio, data la risposta dell’amico del padre.

Basta poco:

ERMAFRODITO  in biologia è individuo, animale o pianta che presenta il fenomeno dell’ermafroditismo, ovvero la presenza in sé di organi riproduttivi maschili e femminili.

Ma pensate l’incanto, in mitologia, è il figlio di Ermete e Afrodite descritto poi da Ovidio in un passo delle Metamorfosi, la ninfa Salmace si innamorò di lui a tal punto che ottenne dagli Dei di potersi confondere totalmente con il corpo dell’amato così Ermafrodito divenne un essere ibrido di natura maschile e femminile.

ermafrodito

Ermafrodito di Velletri, Museo del Louvre, Parigi

L’ Ermafrodito della Borghese è arte classica del II secolo d.C. di marmo pario, lunghezza cm 145, nonostante la testa sia di restauro, la statua è tra le repliche migliori dell’ Ermafrodito dormiente di cui si conoscono circa venti copie. Nella ricostituzione della raccolta con il principe Camillo Borghese, questa scultura sostituì quella dello stesso soggetto, restaurata dal Bernini, trasferita a Louvre 1807 e che aveva ispirato la decorazione del soffitto della sala con il mito di Ermafrodito e la ninfa Salmace.

L’ incanto, nonostante tutto e alcuni, non svanisce e l’ Ermafrodito è lì che vi aspetta, quindi andate ad ammirare la sua eleganza e fotografate, e portate via il vostro ricordo ma senza flash, nel pieno e totale rispetto delle opere d’arte.

1 thought on “La “Vera” storia dell’ Ermafrodito della Borghese

  1. Adriana ha detto:

    Bell’articolo, molto interessante.

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