“ Lavorare Stanca ” è una raccolta di poesie di Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 Settembre 1908 – Torino, 27 Agosto 1950) pubblicate nel 1936, che quasi ponendosi in profonda contraddizione con lo stile ermetico e complesso proprio di quel periodo, si caratterizza come poesia – racconto.
In ” Lavorare Stanca” troviamo tutte le tematiche dell’autore e che poi affermerà più ampiamente nelle opere successive.
Cesare Pavese era stato accusato di attività antifascista e relegato ad un anno di confino in Calabria. Al suo ritorno a Torino scopre che la sua fidanzata si è nel frattempo sposata con un altro uomo. Questo episodio genera una serie di sentimenti ed emozioni che l’autore riporta nelle sue opere.
“Queste dure colline che han fatto il mio corpo
e lo scuotono a tanti ricordi, mi han schiuso il prodigio
di costei, che non sa che la vivo e non riesco a comprenderla.
L’ho incontrata, una sera: una macchia più chiara
sotto le stelle ambigue, nella foschìa d’estate.
Era intorno il sentore di queste colline
più profondo dell’ombra, e d’un tratto suonò
come uscisse da queste colline, una voce più netta
e aspra insieme, una voce di tempi perduti.
Qualche volta la vedo, e mi vive dinanzi
definita, immutabile, come un ricordo.
Io non ho mai potuto afferrarla: la sua realtà
ogni volta mi sfugge e mi porta lontano.
Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane:
mi sorprende, a pensarla, un ricordo remoto
dell’infanzia vissuta tra queste colline,
tanto è giovane. E’ come il mattino. Mi accenna negli occhi
tutti i cieli lontani di quei mattini remoti.
E ha negli occhi un proposito fermo: la luce più netta
che abbia avuto mai l’alba su queste colline.
Nei versi di “Lavorare Stanca” si ritrova il senso della solitudine, del bisogno profondo di affetto, di quell’ amore nei confronti della donna desiderata che la penna del poeta estende alla natura, trasformando il tessuto logico – meditativo in una serie di immagini connotate da da una intensa interpretazione mitologica.