Responsabilità dei genitori per il delitto compiuto dal figlio
I genitori sono responsabili del delitto compito dal figlio? E’ quanto stabilito dalla giurisprudenza di legittimità e di merito.
Nel caso di specie è stata ritenuta la responsabilità dei genitori per il delitto compiuto dal figlio; responsabilità che vanno ravvisate non in un difetto di vigilanza, data l’età del figlio, ma nell’inadempimento dei doveri di educazione e di formazione della personalità del minore, in termini tali da consentirne l’equilibrato sviluppo psicoemotivo, la capacità di dominare gli istinti, il rispetto degli altri e tutto ciò in cui si estrinseca la maturità personale. Più specificatamente il giudice di prime cure ha giustamente rilevato che, di fronte alle dicerie sulle sue frequentazioni omosessuali con la vittima, il padre del minore non chiarì mai la propria situazione con il figlio, ma lo lasciò in balia delle maldicenze, che tanto nefasta influenza possono esercitare sulla personalità ancora fragile di un minorenne.
Vero è poi che il minore era vicino ai diciotto anni, ma ciò non esclude che il suo comportamento abbia manifestato un fallimento educativo, quanto alla capacità di frenare i propri istinti o di incanalarli in modalità espressive meno gravi e violente: reazioni che peraltro sembrano avere tratto origine proprio da comportamenti dei genitori, ed in particolare del padre, che – unitamente all’atteggiarsi del contesto sociale in cui la famiglia si trovava a vivere – hanno probabilmente ferito la sensibilità del minore nelle sue corde più profonde e meno controllabili.
Questo è probabilmente il punto centrale della vicenda.
L’educazione è fatta non solo di parole, ma anche e soprattutto di comportamenti e di presenza accanto ai figli, a fronte di circostanze che essi possono non essere in grado di capire o di affrontare equilibratamente.
Il minore è stato lasciato praticamente solo di fronte alle provocazioni della vittima e dell’ambiente, in relazione a comportamenti, veri o presunti, di un genitore, in relazione ai quali si è trovato indifeso. Donde la reazione di ribellione e di violenza.
Proprio con l’avvicinarsi dell’età maggiore – allorché acquista la capacità di fare del male tanto quanto un adulto, serbando però l’inettitudine a dominare i propri istinti e le altrui offese, che caratterizza l’età immatura – il minore ha particolare bisogno di essere sostenuto, rasserenato ed anche controllato: soprattutto in relazione a vicende, presenti e passate, quali quelle in esame.
Ed è stato altresì addebitato ai genitori il fatto di non avere indotto il figlio a completare la scuola dell’obbligo.
Trattasi di comportamento che – pur se motivato dalle migliori intenzioni – ha privato il giovane dell’apporto di socializzazione, amicizie, ampliamento dei riferimenti culturali oltre il contesto familiare e di paese, che bene o male la scuola favorisce.
Corte di Cassazione sentenza n. 18804 del 28 agosto 2009