La Strage degli Innocenti è un dipinto (olio su tela, cm 127×153) realizzato nel terzo decennio del XVII secolo (1625 – 1630 circa) dal pittore italiano Massimo Stanzione, ed attualmente conservato presso la Galleria Nazionale di Cosenza (CS).
Massimo Stanzione (Frattamaggiore o Orta di Atella, 1585 – Napoli, 1656) è stato un celebre pittore del Seicento italiano, attivo per lo più nella città di Napoli e nel meridione, e per alcuni periodi lavora anche a Roma. La sua formazione artistica, prettamente barocca, viene fortemente influenzata dallo stile del Caravaggio, di Annibale Carracci, di Guido Reni e di Simon Vouet. Le sue opere più importanti sono conservate nella città di Napoli e nel territorio campano e meridionale; in tal senso occorre citare il dipinto raffigurante San Patroba che predica ai fedeli di Pozzuoli (databile al 1650 circa), conservato nella Cattedrale di San Procolo a Pozzuoli; il dipinto raffigurante la Madonna del Rosario (databile al 1653 circa), conservato nella Basilica di San Lorenzo Maggiore a Napoli; il dipinto raffigurante L’Ultima Cena, conservato presso l’ Eremo dei Camaldoli a Napoli; il dipinto raffigurante la Morte di San Giuseppe conservato nella Chiesa di San Diego all’Ospedaletto a Napoli.
Inoltre meritano una citazione i dipinti raffiguranti il Sacrificio di Mosè (databile al 1625-1630), il Martirio di Sant’Agata (databile al 1623-1625), Lucrezia (databile al 1630-1635), Tancredi e Clorinda (databile al 1630-1640), il Martirio di Sant’Agata (databile al 1623-1625) tutti conservati presso il Museo Nazionale di Capodimonte; il dipinto raffigurante la Pietà (databile al 1621-1625), conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma; il dipinto raffigurante la Decollazione del Battista (databile intorno al 1634), conservato presso il Museo del Prado di Madrid, e il dipinto Susanna e i vecchioni conservato presso lo Städelsches Kunstinstitut di Francoforte.
Il dipinto la Strage degli Innocenti raffigura il massacro dei bambini uccisi per ordine di Erode, secondo quanto narrato nel Vangelo di Matteo (Matteo 2,16-18), ripreso in più versioni dal pittore campano. La scena evidenzia da un lato un crudo e drammatico realismo e sotto il profilo cromatico si rifà al naturalismo caravaggesco.