Tra le tante storie d’amore di tutti i tempi, che hanno riempito le pagine dei poemi letterari, occorre citare quella tra Viola Novella e Galeotto Malatesta Ungaro, entrambi protagonisti di una intensa quanto tragica passione che esplode a Rimini ma coinvolge l’intera Italia del XV secolo.
Galeotto Malatesta (1327-1372) è un audace e valoroso condottiero e capitano di ventura italiano, signore di Jesi e Rimini, ed è soprannominato “l’Ungaro” in quanto nel 1347 viene armato cavaliere da re Luigi I d’Ungheria.
Galeotto Malatesta Ungaro si innamora perdutamente dell’aristocratica riminese Viola Novella. Si tratta di un amore clandestino in quanto la donna è sposata con Caccia Battaglia, il quale una volta scoperta la relazione adulterina, infuocato dalla gelosia uccide la moglie pugnalandola.
La perdita dell’amata getta Galeotto Malatesta Ungaro in un profondo sconforto tanto che verso la fine del 1358 si reca in pellegrinaggio in Irlanda, accompagnato dall’amico Niccolò Beccari e giunge al famoso Purgatorio di San Patrizio considerato una porta aperta all’aldilà, con lo scopo di vedere ed incontrare l’anima dell’amata Viola Novella, e capire le modalità della sua atroce morte (la grotta viene poi chiusa nel 1457 per ordine di Papa Alessandro VI).
Sebbene meno celebri rispetto a Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, celebrati da Dante nel V canto della Divina Commedia, la storia d’amore tra Viola Novella e Galeotto Malatesta Ungaro e il suo esito tragico emerge sotto forma di racconto in diversi componimenti e poemi letterari.
In particolare Benedetto da Cesena, nel suo De honore mulierum (poema in terzine in quattro libri ciascuno diviso in capitoli chiamati Epistole, e databile al 1452-1455) cita i due amanti con i seguenti versi:
Et diede amor molti anni fa de piglio
a l’Ungar Malatesta e a la Novella
Viola, che senti el dolente artiglio
Ulteriori riferimenti alla storia di passione e morte tra Viola Novella e Galeotto Malatesta Ungaro si ritrovano nei componimenti di altri celebri autori come Gambino d’Arezzo, Antonio da Cornazzano e Basinio da Parma.