L’Allegoria del colle della Sapienza è un mosaico pavimentale (opus sectile – o commesso marmoreo o commesso di pietre dure) realizzato intorno al 1505 da Paolo Mannucci su cartone di Bernardino di Betto Betti, più noto come il Pinturicchio. Il mosaico è conservato all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta o Duomo di Siena.
La decorazione del pavimento del Duomo di Siena viene rinnovata a partire dall’ultimo ventennio del Quattrocento su commissione dell’Operaio del Duomo e cavaliere di Rodi Alberto Aringhieri. Quest’ultimo commissiona al Pinturicchio, tra il 1505 e il 1506, la realizzazione di un cartone inerente la Storia della Fortuna la cui trasposizione in marmo viene realizzata da Paolo Mannucci e collocata nella navata centrale del Duomo di Siena.
L’Allegoria del colle della Sapienza raffigura in basso il tema del “Naufragio fortunato“, con una bellissima figura femminile, la Fortuna, sul lato destro, con un piede poggiato su una sfera e l’altro su una barchetta, mentre in una mano regge una vela gonfia dal vento che simboleggia la casualità e nell’altra mano regge un vaso a forma di corno nell’atto di dispensare beni a livello sempre casuale.
Dalla barchetta sono approdati su un’isola alcuni personaggi, i dieci sapienti, raffigurati mentre camminano in una tortuosa salita, tra i vizi e i peccati: le serpi dell’invidia, la donnola della frode, la tartaruga della lentezza dell’accidia. Tale raffigurazione simboleggia l’ascesa al Monte della Sapienza.
Nella parte alta del mosaico è raffigurata la Sapienza, seduta su un trono basso, mentre dona la palma dalla vittoria al filosofo Socrate, sulla sinistra, e un libro a Cratete, filosofo della scuola cinica, sulla destra. Quest’ultimo viene raffigurato nell’atto di versare in mare un cofanetto pieno di monili e gioielli.
La quiete e la serenità si può raggiungere attraverso l’abbandono dei beni materiali, e attraverso la fatica e il superamento delle difficoltà come si legge nel cartiglio posto sopra la Sapienza:
“huc properate viri: salebrosum scandite montem pulchra laboris erunt premia palma quies”
“O uomini, affrettatevi a venire quassù, salite l’aspro colle, un valido premio alla fatica sarà la palma che dà la serenità”