Canto del fuoco
Siamo nati verdi
a questo giardino imperfetto,
ma in boschetti macchiati, aspettavamo come un rospo,
il nostro guardiano si nasconde con disprezzo
e tende il laccio
che trascina cervo, gallo, trota, finché ogni cosa più bella
vacilla intrappolata nel sangue versato.
Ora il nostro intero compito è quello di strappare
qualche forma d’angelo che valga la pena indossare
da questo letamaio dove tutto è così storto
che nessuna indagine diretta
potrebbe sbloccare
la presa furba che insabbia ogni nostro atto luminoso,
riportandolo al fango disfatto ammantato di acido cielo.
Dolci sali hanno deformato i gambi
di erbacce che affrontiamo verso la fine della via;
bruciati da un sole rosso
solleviamo la selce fulgida, tenuti nei lacci uncinati di vene;
coraggioso amore, sogna
non di spegnere una fiamma così rigida, ma vieni,
appoggiati alla mia ferita e brucia, brucia.
Sylvia Plath (Boston, 27 Ottobre 1932 – Londra, 11 Febbraio 1963) è stata una famosa scrittrice e poetessa di origine americana.
Nata nel 1932 a Boston in una famiglia di origine tedesca, Sylvia Plath già dall’età di otto anni scrive poesie, dimostrando una precoce inclinazione letteraria.
Le straordinarie ed innate doti letterarie e poetiche ben presto si scontrano con un animo fragile che la porta a un tentativo di suicidio all’età di venti anni. Ricoverata in un istituto psichiatrico viene curata per un disturbo bipolare. Nonostante ciò Sylvia Plath consegue la laurea con il massimo dei voti e viene ammessa all’Università di Cambridge, vincendo una borsa di studio.
A Cambridge conosce il famoso e affascinante poeta inglese Ted Hughes che sposa nel 1956. La vita matrimoniale allietata dalla nascita di due figli, dal fervore letterario comune e dalla pubblicazione della raccolta di poesie “The Colossus“, prosegue felice per diversi anni, ma successivamente qualcosa si rompe: una gravidanza difficile che sfocia nell’aborto ma soprattutto l’infedeltà del marito, pubblicamente impegnato in una relazione amorosa con Assia Wevill, moglie di un suo amico poeta.
Nel 1963 Sylvia Plath pubblica il suo romanzo semi-autobiografico “La campana di vetro” con lo pseudonimo di Victoria Lucas, incentrato sul ruolo sociale delle donne divise tra esigenze e libertà professionali e il modello tradizionale di moglie e madre sullo sfondo dell’America degli anni cinquanta.
L’eccezionale talento poetico, al di sopra dell’ordinarietà, spesso non compreso fino in fondo, addossato come una colpa da scontare la fa oscillare ossessivamente come un pendolo tra la vita e la morte e l’11 febbraio del 1963, un mese dopo la pubblicazione del romanzo “La campana di vetro”, Sylvia Plath si suicida, lasciando la sua ultima poesia intitolata “Orlo“.