Cyber Misoginia: la forma tecnologica della violenza di genere

cyber misoginiaLa Cyber misoginia può essere definita un corollario del sexting e affonda le sue radici nella violenza di genere, coadiuvata attraverso l’uso della rete e dei social Networks oltre alla garanzia del suo anonimato.

Alla base del fenomeno comunemente denominato “Sexting” vi è lo scambio on line con gli utenti del Web di immagini o video a contenuto sessuale. Sovente tali contenuti, in particolare video o foto, vengono realizzati, con il consenso di entrambe le parte, durante il rapporto intimo, ma possono essere inserite nella rete di Internet senza il consenso di una delle parti (sovente la parte femminile).

In tal modo viene violata il diritto di privacy di quella persona che pur avendo manifestato inizialmente il consenso a essere filmata si trova successivamente inserita in un circuito digitale che sottrae le immagini al suo diretto controllo.

Ovvero, in ipotesi più gravi, le immagini a contenuto sessuale possono essere carpite con l’inganno o in modo furtivo, al di fuori del consenso della parte che ignora, pertanto, di essere filmata.

Nella cyber misoginia la violazione della privacy della persona dal mondo virtuale si ripercuote sul mondo reale con caratteristiche simili a quelle della violenza sessuale e/o degli abusi sessuali.

Alla base delle cyber misoginia si riscontrano atteggiamenti di ritorsione, di vendetta o di ricatto diretti a minare la reputazione e l’immagine della donna.

A livello sociale la cyber misoginia aumenta lo squilibrio tra il maschile e il femminile e fa leva sulla disuguaglianza di genere: l’autonomia sessuale è da sempre una prerogativa esclusivamente maschile, mentre nelle donne assume i connotati della vergogna e del pudore.

A questo si aggiunge l’effetto moltiplicatore del Web e la depersonalizzazione delle attività degli utenti, i quali nascondendosi dietro l’anonimato garantito dalla rete, giungono a postare giudizi o commenti senza limiti o censure.

Nella legislazione italiana non è prevista una disciplina giuridica per regolamentare il fenomeno della cyber misoginia, ricorrendo all’applicazione delle norme penali in materia di stalking, molestie sessuali, minacce…

Certamente l’auspicio è che, come nel resto d’Europa, anche in Italia si prenda contezza del problema della cyber misoginia, ormai in continua evoluzione.

Solo attraverso una analisi e una comprensione del complesso fenomeno si potrebbe giungere ad una regolamentazione anche al fine di arginare la quota di sommerso e di indifferenza che  la cyber misoginia trascina dietro di sè, evitando l’ulteriore problema della vittimizzazione delle donne.

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