Dichiarazioni della persona offesa nell’ambito del processo penale
In ordine alla valutazione e alla attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa nell’ambito del procedimento penale, è sufficiente richiamare i principi affermati dalla Suprema Corte di legittimità, secondo cui le dichiarazioni della persona offesa possono essere legittimamente poste da sole a base dell’affermazione di penale responsabilità dell’imputato, previa verifica, corredata da idonea motivazione, della loro credibilità soggettiva e dell’attendibilità intrinseca del racconto (sul punto cit. Cass., S.U., n. 41461 del 19.7.2012; conformi cit. Cass., Sez. 4, n. 44644 del 18/10/2011; Cass., Sez. 3, n.28913 del 03/05/2011; Cass., Sez. 3, n. 1818 del 03/12/ 2010; Cass., Sez. 6, n. 27322 del 14/04/2008).
Inoltre, costituisce principio incontroverso nella giurisprudenza di legittimità l’affermazione che la valutazione della credibilità della persona offesa dal reato rappresenta una questione di fatto, che ha una propria chiave di lettura nel compendio motivazionale fornito dal giudice e non può essere rivalutata in sede di legittimità, salvo che il giudice non sia incorso in manifeste contraddizioni (cfr. ex plurimis Cass., Sez. 6, n. 27322 del 2008; Cass., Sez. 3, n. 8382 del 22/01/2008; Cass., Sez. 6, n. 443 del 04/11/2004).
Nella fattispecie in esame la Corte territoriale in merito all’attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, (ritenute dettagliate nel racconto espositivo e precise nella ricostruzione degli accadimenti pur a distanza di anni dai fatti occorsi, prive di sentimento di rivalsa, ..), peraltro assistite da adeguati elementi di riscontro offerti da altre deposizioni testimoniali, oltre che dalla documentazione prodotta e dagli altri accertamenti, ha ribadito come le dichiarazioni della persona offesa risultassero genuine ed attendibili nel loro complesso, anche se rese a distanza considerevole dai fatti, nonché sufficientemente dettagliate nei profili essenziali di maggiore decisività, circa la condotta persecutoria posta in essere dall’imputato. In tale contesto, la sentenza impugnata si presenta immune da censure, laddove ha rilevato che dal narrato della persona offesa, adeguatamente riscontrato, emerge un convergente quadro probatorio nei confronti dell’imputato. (cit. Corte di Cassazione Penale sentenza Sez. 5 n. 8924 del 2022).