La Fontana del Facchino si trova a Roma in Via Lata, addossata sulla facciata laterale di Palazzo De Carolis Simonetti (oggi Palazzo del Banco di Roma), nel rione Pigna; la fontana è alimentata dall’Acquedotto dell’Acqua Vergine.
La fontana viene realizzata in marmo chiaro verso la fine del 1580 durante il pontificato di Gregorio XIII, (al secolo Ugo Boncompagni), dal pittore di origine fiorentina Jacopo del Conte, che abitava lì vicino, presumibilmente su incarico della Corporazione degli Acquaroli, sebbene Luigi Vanvitelli attribuisce la scultura del facchino a Michelangelo Buonarroti (d’altronde Jacopo del Conte o Iacopino del Conte subisce l’influenza artistica di Michelangelo Buonarroti).
In origine la Fontana del Facchino era collocata in via del Corso, sulla facciata principale del Palazzo De Carolis, e soltanto nel 1872 viene spostata sulla facciata laterale in Via Lata, dove attualmente si trova.
La fontana prende il suo nome dalla statua del facchino, un vecchio uomo, in parte sfigurato, col berretto in testa, che regge tra le mani una grossa botte dalla quale fuoriesce l’acqua, la quale viene raccolta in una vaschetta sospesa sottostante.
Più che un facchino, in realtà la statua non è altro che uno dei tanti acquaioli dell’epoca, o rivenditori di acqua, i quali durante la notte prendevano l’acqua presso la Fontana di Trevi o presso le numerose fontane limitrofe, per poi distribuire, durante il giorno, le varie botti piene presso le famiglie romane, dietro un piccolo corrispettivo in denaro.
Un’altra famosa fontana romana che raffigura un facchino con un barile, denominata la Fontana della Botticella si trova in Largo San Rocco, vicino Via di Ripetta, e Piazza Augusto Imperatore, sita tra la chiesa di San Rocco e quella di San Girolamo dei Croati, nel Rione Campo Marzio, ma in questo caso simboleggia i portatori di vino, mentre la Fontana del Facchino allude ai portatori d’acqua.
La Fontana del Facchino, unitamente alla statua del Facchino, viene annoverata tra le sei statue parlanti di Roma, tra cui Pasquino, Madama Lucrezia, Marforio, il Babuino, e l’Abate Luigi, oggetto di satira popolare romana contro il potere pubblico.