Gustave Dorè

Gustave DorèGustave Dorè, all’anagrafe Paul Gustave Louis Cristophe Doré, (Strasburgo, 6 Gennaio 1832 – Parigi, 23 Gennaio 1883) è stato un famoso pittore, illustratore, litografo e incisore di origine francese.

Artista eccezionale per tecnica e talento, sebbene per lo più autodidatta, Gustave Dorè si afferma soprattutto per le sue illustrazioni rivisitando i capolavori della letteratura classica e contemporanea ottocentesca, in particolare le tre cantiche della Divina Commedia, Inferno, Purgatorio e Paradiso di Dante Alighieri, il “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes, l’ “Orlando furioso” di Ludovico Ariosto, le “Favole” di Jean de la Fontaine, il “Paradiso perduto” di John Milton senza trascurare le illustrazioni a carattere prettamente religioso come la “Sacra Bibbia“.

Ed è proprio come illustratore che Gustave Dorè ottiene fama e successo anche a livello internazionale, mentre la pittura e la scultura, discipline a cui si dedicò solo in un momento successivo della sua vita, rimangono attività artistiche di secondo piano.

Il corredo artistico ed iconografico di Gustave Dorè introduce un linguaggio figurativo diverso e innovativo, una carica umoristica e drammatica allo stesso tempo, che nonostante il mancato apprezzamento del mondo accademico tradizionale lo eleva al rango di uno degli artisti più versatili e creativi del XIX secolo.

Ma certamente è la Divina Commedia l’opera nella quale si manifesta maggiormente la sua genialità; nella incisione relativa a Paolo e Francesca (Inferno, anno 1861), pone in primo piano in una inquadratura verticale, in un certo senso onirica, i due amanti nudi adagiati su un telo e mossi dal fermento della passione e della lussuria, che li ha accompagnati nella vita così come nella morte.

L’opera di Gustave Dorè ha avuto una forte influenza anche nell’ambito del mondo cinematografico. Nel corso del Novecento diversi registi si ispirano alle sue illustrazioni trasportandole nei lori film come “Viaggio nella luna” del 1902 realizzato da Georges Méliès e “La bella e la bestia“, del 1946 di Jean Cocteau.

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