Harriet Taylor e “L’ Emancipazione delle Donne”

harriet taylorHarriet Taylor (Londra 8 Ottobre 1807 – Avignone, 3 Novembre 1858) è una scrittrice e filosofa inglese, grande attivista per l’emancipazione  femminile e per il riconoscimento dei diritti civili e politici delle donne.

La sua formazione culturale e le sue idee si affermano grazie anche al contributo del suo secondo marito, il filosofo e pensatore inglese John Stuart Mill.

Tra le opere di Harriet Taylor spicca decisamente ” L’emancipazione delle donne” (The Enfranchisement of Women) pubblicato nella The Westminster Review nel 1851, scritto in collaborazione con il marito John Stuart Mill.

Nel saggio, la coppia Harriet Taylor – John Stuart Mill parte dal principio di uguaglianza riconosciuto a tutti gli esseri umani, uomini e donne, i quali sono entrambi portatori di diritti inalienabili, quali la vita, la libertà e la ricerca della felicità. L’emancipazione delle donne può essere realmente ottenuta soltanto riconoscendo alle stesse i loro diritti naturali, al pari degli uomini. E ancora, più precisamente ai fini dell’emancipazione delle donne, devono essere garantite alle stesse la possibilità di istruirsi, di educarsi e deve essere affermata la ammissione delle donne alla vita politica e alla vita professionale.

Ogni occupazione deve essere aperta a tutti, senza favoritismi o scoraggiamenti, ma solo attraverso le normali attitudini e capacità che ogni donna e ogni uomo potrà esercitare degnamente.

In tale conteso ogni individuo, donna o uomo, si affermerà soltanto per le sue capacità. In questo modo la società potrà godere dei benefici di tutti i suoi cittadini.

In caso contrario la società avrà i suoi abitanti divisi in due classi: gli uomini i quali partecipano attivamente alla vita sociale, sia sotto il profilo formale che sostanziale e le donne, loro umili compagne, il cui unico compito nella vita è quello della maternità. Ciò non sembra nè giusto e nè opportuno per lo sviluppo della società e, al contempo, produce un appiattimento morale e intellettuale che mal si concilia con il termine “progresso”.

 

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