Jean Michel Basquiat. Genialità cromatica

jean michel basquiat

Fonte: Flickr – Id Number THX 1139

Già dal 1977, a poco più di 16 anni, Jean Michel Basquiat colora e disegna graffiti nella periferia di New York, sui vagoni della metro e sui muri di Manhattan assieme al suo inseparabile amico Al Diaz.

Segni di una infanzia inequivocabilmente amara, sofferta e trascurata, di sicuro qualitativamente povera di affetto e di considerazione.

Sensazioni comunicate attraverso la sua personalissima arte da “analphabet artist” come egli stesso ama definirsi. Non certo dall’uso dei colori, sapientemente scelti ed accostati con attenta maestria. Intensi, caldi, generalmente luminosi, proprio come dipingono i bambini. Colori primari e di secondo livello, mai mezze tinte o tonalità medie bensì utilizzo della “tavolozza diretta”, quasi mai miscelata.

Accostamenti vigorosi e sempre audaci tali da definire un recinto psicologico cromatico di assoluto valore in cui spaziano libere corposità concettuali. Impossibile non accorgersi attraverso i suoi graffiti di un perenne messaggio di irriverenza rivolto al mondo occidentale, non più unico depositario dell’Arte mondiale. Ed è proprio in questo suo modo di comunicare ironicamente e trasgressivamente che Jean Michel Basquiat concede la propria “lettura artistica”  lasciandosi abbracciare dal suo numeroso pubblico metropolitano.

Non è un caso che la maggior parte dei suoi graffiti rappresentino persone di colore nero, proprio ad attestare che l’equilibrio politico-economico e sociale debba passare imprescindibilmente dalla razza afro-americana, svincolandosi di fatto da una paventata dipendenza da quella yankee. Nascono volutamente una miriade di colorazioni vivaci, dapprima come punto di incontro, successivamente come tavolo di trattativa tra intelletti ben strutturati, ironici, schietti. Proprio com’é il modo di dipingere dei bambini di una certa età pieni di estro e spontaneità, quindi puri ma decisi ed inesorabili nel comunicare il loro messaggio.

Studi psicologici sui colori usati da Jean Michel Basquiat in diverse opere, evidenziano un netto contrasto tra la grandissima voglia di realizzare qualcosa di importante, quindi “vivere” e la morte, a cui si è sottoposto quasi volontariamente, attraverso un uso smodato di droghe di ogni genere.

Dipendenza irreversibile, superficialità, cocenti delusioni o incomprensioni sociali? Difficile da interpretare la vera motivazione, né potremo mai appurare l’assoluta verità per quanto ci è dato sapere. Si sa solo che con Jean Michel Basquiat scompare forse uno dei più dotati geni cromatici moderni che non è riuscito ad esprimere appieno il suo meraviglioso sviluppo artistico nel nostro secolo. Nonostante abbia dipinto solo 12 anni, é considerato a ragione una icona dell’Arte mondiale.

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