“La leggenda della rosa di Natale”
L’Associazione Aletes Onlus si pregia di aver avviato dal mese di Dicembre 2018 fino alla fine delle feste natalizie una nuova attività progettuale denominata “La leggenda della rosa di Natale” e destinata a giovani ragazzi detenuti presso l’Istituto Penitenziario Minorile di Casal Del Marmo di Roma.
Ci teniamo preliminarmente a sottolineare come questa attività progettuale si è resa possibile grazie al contributo economico del Garante dei Detenuti della Regione Lazio che ha inteso supportare questa entusiasmante esperienza volta alla formazione, alla rieducazione e reintegrazione sociale di giovani ragazzi, minori e adulti, in regime di detenzione.
L’attività progettuale nasce dall’esigenza di offrire ai giovani ragazzi in regime di detenzione un percorso culturale, storico e artistico incentrato su un testo letterario con il preciso obiettivo di avvicinarli ad uno dei classici della letteratura internazionale.
Invero, “La leggenda della rosa di Natale” è un racconto di narrativa educativa pubblicato nell’anno 1908 dalla famosa scrittrice di origine svedese Selma Lagerlöf, annoverata tra le più grandi scrittrici dell’Ottocento.
Si è voluto scegliere questo testo quale modestissimo tributo nei confronti di una delle personalità più popolari nell’ambito della letteratura internazionale. Selma Lagerlöf è, infatti, la prima donna a vincere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1909 (onorificenza rimasta, fino a quel momento, ristretta al solo ambito maschile).
In un periodo storico prettamente dominato dalle accese tematiche sulla parità e sull’eguaglianza di genere, è necessario portare a conoscenza della comunità minorile, una figura importante per il processo di emancipazione femminile, laddove la scrittura o la parola sono lo strumento più immediato.
“La leggenda della rosa di Natale” è una storia a tema natalizio, con uno sfondo gotico e melanconico avvolto da una suggestiva atmosfera fatta di leggende fantastiche, le stesse che venivano tramandate nei racconti al lume di candela delle vecchie signore ai nipoti, nelle gelide notti nordiche, tra la fitta nebbia che avvolge come un manto le grigie giornate invernali.
La scrittrice svedese Selma Lagerlöf ci introduce, con stile semplice e moderno, nel terreno dell’animo umano, mai completamente esplorato ed indagato, al confine tra immaginazione e realtà: “in un amore disperso in mare, in un abate che coltiva rose, o in una vecchina disperata che diventa la custode di miniere d’argento, e infine quel fiore, la rosa di Natale, (dal quale il libro trae il suo titolo) che rappresenta il miracolo della vita, o ancora, la rinascita verso una vita migliore”.
Per la scrittrice non esiste un lieto fine, ma ognuno dei personaggi narrati trae e trova ispirazione da qualcosa per ritrovare un po’ se stesso e un po’ la propria passione e la propria speranza ormai perduta. Bisogna sempre partire da un punto, anche negativo, per ritrovare la strada positiva.
Oltre alla lettura, ulteriore fase dell’attività progettuale è stata la “riscrittura” sintetica del testo attraverso un connubio di parole e realizzazioni grafiche in stretta sequenza alla storia narrata.
I giovani ragazzi hanno potuto affermare i loro “pensierini di Natale”, una espressione dei loro sentimenti ed emozioni intime e personali, in modo originale e ironico, traendo ispirazione non solo dallo scritto letterario ma anche dal loro contesto giovanile, come ad esempio la televisione e/o la musica, italiana o internazionale.
In tal modo i giovani lettori hanno avuto la possibilità di esplorare la “cultura” del Natale abbandonando lo spirito tipicamente consumistico dell’era moderna, e sperimentando le loro competenze culturali e linguistiche, con un pieno coinvolgimento in un contesto operativo concreto.
E’, infatti necessario, promuovere nei giovani detenuti la “cultura della lettura del testo scritto”, passata in secondo piano in un’epoca super tecnologica: il libro costituisce ancora un mondo da esplorare non solo per acquisire nuove conoscenze ma per sviluppare la capacità di osservare da diverse prospettive e con diverse sensibilità la realtà circostante.
Non ci resta che ringraziare il Consiglio Regionale del Lazio e il Garante dei Detenuti per aver reso possibile, attraverso il loro contributo economico questa entusiasmante esperienza progettuale.