La Pietà. Scultura di Ippolito Scalza

La Pietà Cappella di San Brizio

La Pietà di Ippolito Scalza

La Pietà (o Deposizione) è un gruppo marmoreo che si trova all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta o Duomo di Orvieto sito nell’omonima cittadina umbra, ed è stato realizzato nella seconda metà del XVI secolo dall’architetto e scultore orvietano Ippolito Scalza.

Commissionario della scultura in marmo è l’Opera del Duomo, intorno al 1565. Inizialmente l’incarico viene conferito all’architetto e scultore toscano Raffaello da Montelupo ma costui muore l’anno dopo, nel 1566 ad Orvieto, impegnato nella lavorazione della facciata esterna del Duomo. Il compito viene affidato nel 1570 allo scultore orvietano Ippolito Scalza e viene completato ben nove anni dopo, nel 1579.

La Pietà, scolpita da un unico blocco di marmo, si compone di quattro figure: il Cristo, esamine, adagiato sul grembo della Vergine Maria, Nicodemo con il volto chino verso la figura di Gesù, mentre con una mano regge la scala e il martello e nell’altra stringe le pinze (elementi che richiamano la Crocifissione), e infine, la Maddalena inginocchiata con il volto poggiato sulla mano di Cristo.

Da notare come la Vergine Maria accoglie il corpo senza vita del figlio sul suo grembo e lo stringe toccandolo soltanto con le sue vesti, senza sfiorare con le mani il corpo nudo. Tale elemento ricorda la più celebre Pietà Vaticana realizzata intorno al 1497-1499 da Michelangelo Buonarroti, e situata nella Basilica di San Pietro, nella Città del Vaticano a Roma.

pietà vaticana

Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti

Nel complesso la struttura compositiva della Pietà di Ippolito Scalza, richiama lo stile di Michelangelo in particolare per la postura del Cristo, analoga a quella della Pietà Vaticana, mentre diverge per una serie di elementi, come il numero di figure scolpite, quattro nell’opera di Scalza, e in particolare per la figura della Madonna, con il volto rivolto verso il figlio morente, quasi a cercare un respiro o un segno, a differenza dell’opera di Michelangelo nella quale il viso è rivolto verso il basso in segno di dolore e di accettazione. La carica drammatica è altresi espressa nel braccio e nella mano sinistra tenuta in alto mentre nella Pietà Vaticana la Vergine ha la mano adagiata al corpo con il palmo rivolto verso l’esterno con l’intento di mostrare il figlio ormai morto.

Per completezza culturale e artistica occorre a tal punto citare anche il gruppo marmoreo raffigurante la Pietà del Lorenzetto (anno 1532), conservato all’interno della Chiesa di Santa Maria dell’Anima a Roma, che richiama anch’essa la Pietà Vaticana, ma nonostante le profonde similitudini, le due opere divergono in alcuni aspetti come il capo del Cristo poggiato sul petto della Vergine Maria, a differenza dell’opera di Michelangelo nella quale il capo di Gesù è reclinato all’indietro.

Pietà del Lorenzetto

In origine, intorno al 1579, il gruppo della Pietà di Ippolito Scalza viene collocato all’interno della Cappella di San Brizio o Cappella Nuova e, successivamente all’inizio del Novecento viene spostata nel braccio sinistro della crociera.

Alla base del gruppo marmoreo si trova la firma dello scultore orvietano.

Ippolito Scalza è altresì l’autore anche dell’ Organo a canne custodito all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta o Duomo di Orvieto.

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