La ragazza con la pistola: l’ombra del delitto d’onore

la ragazza con la pistola“La ragazza con la pistola” è un film dell’anno 1968 diretto dal regista Mario Monicelli che vede quale protagonista principale una giovanissima Monica Vitti, la quale giunta alla prima esperienza coma attrice comica viene consacrata regina indiscussa della Commedia all’Italiana.

Nella famosa pellicola cinematografica Monica Vitti veste i panni di una giovane ragazza siciliana, Assunta Patanè che innamorata di Vincenzo Maccaluso, si lascia rapire da questi cedendo alle sue lusinghe amorose. Ma il giorno dopo Vincenzo la abbandona, e rifiutandosi di sposarla scappa in Inghilterra. Assunta si vede costretta a vendicare il suo onore e vola alla volta del Regno Unito portando con sè una pistola nella borsa. Inizia così un lungo viaggio che se da un lato vede Assunta inseguire Vincenzo dall’altro segna il cambiamento culturale della giovane ragazza che la conduce verso l’emancipazione.

Abbandonati gli stereotipi della tradizione siciliana, Assunta riemerge in un mondo nuovo. La lunga treccia cede il posto ad una pettinatura più sbarazzina, il tubino nero viene sostituito dalla minigonna. Lo schema tradizionale ancorato ai vecchi parametri rimane fermo ed immutato nella figura di Vincenzo, a cui si contrappone l’evoluzione anche sotto il profilo sessuale di Assunta, la quale man mano riacquista l’onore perduto. La sua vendetta sarà più crudele del previsto: dopo aver sedotto il povero Vincenzo che forse stanco della fuga ha deciso di sposarla, lo abbandona nello stesso modo in cui lo stesso aveva fatto con lei qualche anno prima e fugge con un medico inglese.

“La ragazza con la pistola” trascina con sè l’aspro dibattito in materia di delitto d’onore successivamente abrogato con la legge n. 442 del 5 settembre 1981. Ma fino a trenta cinque anni fa l’art. 587 del Codice Penale puniva con una pena ridotta, da tre a sette anni di reclusione, colui che cagionava la morte della moglie, della figlia o della sorella qualora sussistesse la flagranza dell’adulterio e lo stato d’ira che veniva sempre presunto. Ciò sulla base del principio che l’omicida aveva agito per difendere il suo onore e quello della sua famiglia.

Se l’abrogazione della norma penale da un lato ha rappresentato un passo importante per l’emancipazione femminile dall’altro non è sufficiente ad eliminare quel retaggio del passato occorrendo ancora tutt’ora un concomitante impegno politico e sociale.

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