Mare assoluto
La solidità della terra, monotona,
ci sembra debole illusione.
Vogliamo la grande illusione del mare,
moltiplicata nella sua sequela di pericoli.
Il mare è solo il mare, sprovvisto di legami,
si annulla e si ricompone,
per diventare dopo la pura ombra di se stesso
vinto da se medesimo. È il suo grande esercizio.
Non vuole trascinarmi come i miei avi di un tempo,
né condurmi pian piano,
come i miei padri, dai sereni occhi scuri.
Mi accetta solo convertita nella sua natura:
plastica, fluida, disponibile,
identica a lui, in costante soliloquio,
senza esigenze di principio e fine,
indipendente da terra e cielo.
Cecília Meireles (Rio de Janeiro, 7 Novembre 1901 – Rio de Janeiro, 9 Novembre 1964) è stata una famosa poetessa brasiliana. Orfana sin dall’infanzia, viene cresciuta ed educata dalla nonna materna, di origini portoghesi, e alla tenera età di nove anni inizia il suo percorso letterario scrivendo le sue prime poesie.
Un percorso che verrà ben presto arricchito, nel corso degli anni, di ulteriori componimenti, sonetti, libri e articoli sui problemi dell’educazione infantile, il tutto scandito da versi e frasi semplici.
Nel 1922 sposa il pittore portoghese Fernando Correia Dias, che, a causa di una forte depressione, si toglie la vita nel 1935. Dal matrimonio nascono tre figlie.
Nella sua vita ha ricoperto anche il ruolo di insegnante, viaggiatrice (e non turista), intellettuale e giornalista, una delle principali interpreti femminili della letteratura brasiliana del XX secolo.
Nei suoi componimenti poetici compare spesso il mare, così come la nostalgia, la solitudine e il silenzio, elementi fondamentali che rinviano al contesto in cui Cecília Meireles vive e cresce da sola, come orfana di padre e poi di madre.
Nelle sue manifestazioni letterarie ricorre anche “la saudade“.
In generale, si vede nella saudade il sentimento di separazione e distanza da quello che si ama e non si ha. Ma tutti gli istanti della nostra vita non vanno ad essere perdita, separazione, distanza? Il nostro presente, appena raggiunge il futuro subito lo trasforma in passato. La vita è un costante perdere. La vita è, perciò, una costante saudade.
C’è una saudade risentita. Quella che desidererebbe trattenere, fissare, possedere. C’è una saudade saggia, che lascia le cose passare, come se non passassero. Liberandole dal tempo, salvando la loro essenza di eternità. E’ l’unica maniera, del resto, di dare loro permanenza: renderle immortali nell’amore. Il vero amore è, paradossalmente, una saudade costante, senza nessun egoismo.