Orfeo solitario è un dipinto (olio su tela, cm 81,3 x 62,2 ) realizzato nel 1973 circa dal celebre pittore italiano Giorgio De Chirico, annoverato come il principale esponente della Pittura metafisica, ed attualmente conservato presso il Museo Carlo Bilotti di Roma. Si tratta di una delle ultime opere del rinomato artista di origini greche, in cui ricompare l’amato manichino.
Giorgio De Chirico (Volo, Grecia, 10 Luglio 1888 – Roma, 20 Novembre 1978) è stato un celebre e rinomato artista italiano, tra i grandi della pittura del Novecento. Intorno al lavoro di Giorgio de Chirico e dall’incontro con il pittore futurista Carlo Carrà nel 1910 si sviluppa la Metafisica. Si tratta della corrente pittorica più importante del XX secolo e aspira a superare i limiti del visibile e del reale, rivelando il significato inquietante degli oggetti attraverso il loro inconsueto accostamento in un clima di suggestione e di mistero.
La Metafisica si caratterizza per l’ordine e la chiarezza compositiva nella pittura: le scene sono in pratica nitidissime, senza deformazioni (in tal senso, come non citare i famosi manichini di De Chirico). I quadri raffigurano oggetti e forme riconoscibili, collocati in spazi ben definiti dal punto di vista architettonico e cromatico, ma i vari elementi appaiono coordinati in maniera assurda, apparentemente senza nessi tra loro.
Il dipinto Orfeo solitario raffigura il dio, simbolo dell’Arte, con la lira in mano su un palcoscenico di un teatro, del quale si intravedono ai lati della tela, le tende rosse del sipario aperto. Sul corpo del manichino sono presenti diversi oggetti come antichi templi e parti di edifici colorati, frammenti architettonici e resti di colonne, … che ricordano le origini greche di De Chirico.
Sullo sfondo dell’opera è raffigurato un paesaggio naturale con vivaci colori: l’azzurro acceso del cielo e del mare, divisi dal giallo della luce crepuscolare, una linea di casette bianche e in basso un lembo di terra marrone con alberi verdi.