La provocazione per accumulo è una interpretazione giurisprudenziale dell’attenuante della provocazione di cui all’articolo 62 n. 2 codice penale, (in cui, appunto, il fattore tempo scolora nella condizione di accumulo di rancore determinato dalla reiterazione di comportamenti ingiusti), (cit. Cass., Sez. 1, n. 28292 del 9/5/2017).
Ai sensi dell’art. 62 C.p. “attenuano il reato (circostanze attenuanti comuni)….l’aver agito in stato di ira, determinato da un fatto ingiusto altrui“.
L’attenuante della provocazione, dunque, consiste in uno stato d’ira determinato nell’agente da un fatto ingiusto altrui (Cass., Sez. 5, n. 34995/2020). Il profilo della riferibilità del fatto ingiusto altrui è decisivo ai fini del riconoscimento di un nesso causale tra lo stato d’ira e il reato commesso, che, altrimenti, si atteggerebbe quale mera occasionalità, irrilevante ai fini del riconoscimento della provocazione (Cass., Sez. 1, n. 21409 del 27/03/2019: “Ai fini della configurabilità dell’attenuante della provocazione occorrono: a) lo “stato d’ira”, costituito da un’alterazione emotiva che può anche protrarsi nel tempo e non essere in rapporto di immediatezza con il “fatto ingiusto altrui”; b) il “fatto ingiusto altrui”, che deve essere connotato dal carattere della ingiustizia obiettiva, intesa come effettiva contrarietà a regole giuridiche, morali e sociali, reputate tali nell’ambito di una determinata collettività in un dato momento storico e non con riferimento alle convinzioni dell’imputato e alla sua sensibilità personale; c) un rapporto di causalità psicologica e non di mera occasionalità tra l’offesa e la reazione, indipendentemente dalla proporzionalità tra esse, sempre che sia riscontrabile una qualche adeguatezza tra l’una e l’altra condotta“).
Al riguardo, va rammentato che, ai fini della configurabilità della circostanza attenuante della provocazione, pur nella forma c.d. “per accumulo“, si richiede la prova dell’esistenza di un fattore scatenante che giustifichi l’esplosione, in relazione ed in occasione di un ultimo episodio, pur apparentemente minore, della carica di dolore o sofferenza che si affermi sedimentata nel tempo, la cui esistenza è, tuttavia, da escludersi, pur in presenza di fatti apparentemente ingiusti della vittima, allorché la reazione appaia sotto ogni profilo eccessiva e talmente inadeguata rispetto all’ultimo episodio dal quale trae origine, da fare escludere la sussistenza di un nesso causale tra offesa, sia pure potenziata dall’accumulo, e reazione (Cass., Sez. 1, n. 28292 del 09/05/2017; Cass., Sez. 5, n. 51237 del 04/07/2014).