La Salita al Calvario è un dipinto (olio su tela, cm 210×260) databile tra il 1655 e il 1656 del pittore di origine calabrese Mattia Preti ed attualmente conservato presso la Certosa e Museo di San Martino, Napoli.
Mattia Preti (Taverna, Catanzaro, 1613 – La Valletta, 1699), noto anche come il Cavalier Calabrese perché nato in terra di Calabria, è stato un rinomato pittore italiano, incluso tra gli ultimi seguaci del caravaggismo romano e annoverato tra i maggiori esponenti del Barocco nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1630 Mattia Preti si trasferisce a Roma dove conosce lo stile e la tecnica del Caravaggio e dove sono conservate diverse opere, in particolare il dipinto raffigurante la Flagellazione (datato 1640) nel convento adiacente alla Chiesa di San Giovanni Calibita, l’affresco raffigurante l’Elemosina di San Carlo Borromeo nella Chiesa di San Carlo ai Catinari; gli affreschi raffiguranti Sant’Andrea legato alla croce, la Crocifissione di Sant’Andrea e Sant’Andrea deposto dalla croce (databili 1650-1651) nella Basilica di Sant’Andrea della Valle, e i dipinti raffiguranti la Fuga da Troia (datato 1630), La cena del ricco epulone (datato 1655-1660), la Resurrezione di Lazzaro (databile tra il 1655 e il 1660), tutti conservati presso Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma.
Nei primi mesi del 1653 Mattia Preti, dopo un lungo periodo, lascia Roma per trasferirsi a Napoli, dove si afferma in poco tempo colmando il grande vuoto lasciato dalla scomparsa di Jusepe de Ribera conosciuto anche col soprannome dello Spagnoletto, morto nella città partenopea nel 1652. A Napoli affresca le porte della città dopo l’epidemia di peste del 1656; tutti affreschi sono andati perduti tranne l’affresco raffigurante “San Gennaro, Santa Rosalia e San Francesco Saverio” su Porta San Gennaro.
Eseguito durante il lungo soggiorno maltese del pittore calabrese la Salita al Calvario risente di un tecnicismo più maturo che è possibile notare nel dinamismo delle figure, dai ladroni a torso nudo al soldato a cavallo, mentre il volto sofferente del Cristo è ancora una volta diretto verso lo spettatore. Notevole sono gli effetti cromatici, l’uso del sapiente chiaroscuro, con la luce che taglia in diagonale la tela e uno sfondo scuro del cielo ravvivato da squarci rossastri.