Tina Modotti: una donna appassionata della vita e della fotografia

tinaTinissima, così la chiamava la madre da piccolina; Adelaide Luigia Modotti detta Tina, nasce a Udine il 17 agosto del 1896, precisamente a Borgo Pracchiuso, da una famiglia operaia, aderente al socialismo, padre meccanico e carpentiere e  madre cucitrice.

Tina frequenta con successo le prime classi elementari ma a dodici anni inizia a lavorare come operaia per aiutare la famiglia mentre con lo zio Pietro Modotti, che ha uno studio  fotografico, impara gli elementi della fotografia.

Tina è una donna passionale e caparbia, idealista alla ricerca di quel “qualcosa”, impossibile da definire ma che arde sempre alimentandosi di cinema, che comunque abbandonerà quasi subito, di fotografia, di politica, di amore, di vita.

Due sono i momenti fondamentali nella sua vita, il primo quando Tina, adolescente sola, si imbarca per raggiungere il padre, immigrato a San Francisco; nel 1913 Tina lavora in una fabbrica tessile come sarta ma frequenta anche le mostre, le manifestazioni teatrali e recita nelle filodrammatiche di Little Italy. Qui Tina conosce il pittore e poeta Roubaix Del Abrie Richey (Robo) con il quale si sposa nel 1917 e si trasferisce a Los Angeles, presto la loro casa diventa un luogo di incontro per artisti e intellettuali.

Il secondo momento è quando Tina, grazie alla sua bellezza e sensualità espressiva, viene scelta come musa, fotografata da molti, soprattutto da Edward Weston con il quale vivrà una storia d’amore. Fu nel 1923 che i due, Tina e Edward si trasferiscono in Messico; innamoratissimi tra di loro e dell’arte, entrano in contatto con la vita politica, con l’ambiente culturale post-rivoluzionario, più precisamente con i grandi muralisti David Alfaro, Diego Rivera, Clemente Orozco.

Tina, vicino a Weston, affina la sua tecnica fotografica, tanto che assume espressività ed elabora un suo modo di concepire le immagini; già nel 1924 inaugurano una esposizione delle loro opere nel Palacio de Mimerìa alla presenza del capo dello Stato.

Il periodo in Messico, la forma e dà voce alle sue emozioni, sia con la serie dei Ritratti che esegue in un viaggio di tre mesi nell’entroterra messicano, sia con la sua adesione al Partito Comunista.

Tina ModottiLa fotografia di Tina diventa uno strumento di indagine e assume le caratteristiche della denuncia sociale, le sue foto sono simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto.

Nel 1928, Tina intensifica la sua attività fotografica e politico/militante, è la compagna di Julio Antonio Mella, giovane rivoluzionario cubano,con il quale vive un amore profondo, violentemente stroncato quando Mella viene assassinato davanti ai suoi occhi; scioccata e profondamente scossa subisce anche una campagna scandalistica come tentativo di depistaggio per coprire i veri mandanti ed esecutori del delitto.

Tina si dedica sempre di più alla militanza politica e al lavoro fotografico, intensifica entrambe le attività, che la porteranno in giro per il mondo, ovunque ci sia una rivolta , ovunque il partito ha bisogno della sua presenza e del suo lavoro.

Tina vive per un lungo periodo a Mosca dove allestisce la sua ultima esposizione. Lasciata la fotografia si dedica solo alla militanza nel Soccorso Rosso Internazionale, aiutando in molte zone d’Europa i perseguitati politici. Lavora sotto falsa identità durante la guerra civile spagnola nel 1936, negli ospedali e nei collegamenti, entra a far parte dell’organizzazione  del Congresso Internazionale degli Intellettuali contro il Fascismo.

Dopo ulteriori e non poco pericolose attività, Tina rientra in Messico, conduce una vita difficile, vive facendo traduzioni, si dedica al soccorso dei reduci e lavora nell’Alleanza Internazionale Giuseppe Garibaldi.

Muore nel 1942, colpita da un infarto, dentro un taxi mentre torna a casa dopo una cena con amici. Come accadde con la morte di Mella la stampa reazionaria e scandalistica cerca di trasformare la morte di Tina Modotti in un delitto politico con interpretazioni spesso molto offensive.

Io credo che tutto sia contenuto in quel  “TINISSIMA”, come la chiamava la madre, il significato di una vita vissuta intensamente, in tutte le sue sfaccettature da una donna appassionata ed unica.

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