Un amore felice
Un amore felice. É normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?
Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo
perchè proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Si.
Ciò offende i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Si, infrange e butta giù.
Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un pò,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono – è un insulto.
In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano
sembra un complotto contro l’umanità!
É difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?
Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.
Chi non conosce l’amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.
Wisława Szymborska, all’anagrafe Maria Wisława Anna Szymborska (Kórnik, 2 Luglio 1923 – Cracovia, 1º Febbraio 2012) è stata una famosa e rinomata poetessa e filosofa polacca, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 1996 con la motivazione «per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà».
Le sue opere sono dettagliati racconti intrisi di emozioni, incentrati sulla natura e sull’amore tra gli individui, attraverso l’uso del verso libero e di un linguaggio semplice e ironico, che nasce da una diretta osservazione della realtà, nei più piccoli e banali particolari, e da una profonda introspezione personale.
La sua prima raccolta di poesie, “Per questo viviamo“, è pubblicata nel 1952; fanno seguito altre raccolte poetiche, in particolare, occorre citare “Domande poste a me stessa“, nel 1954 (verso l’allontanamento dall’ideologia socialista); “Appello allo Yeti”, nel 1957; “Sale“, nel 1962; “Uno spasso“, nel 1967; “Ogni caso“, nel 1972,”La fine e l’inizio“, nel 1993 e “Vista con granello di sabbia“, nel 1996. Le sue composizioni sono state tradotte in diverse lingue, in particolare in tedesco, in italiano e in inglese.
«Per me la poesia nasce dal silenzio» cit. Wisława Szymborska.