Vanitas è un dipinto (olio su tavola, cm 50 x 37) realizzato tra il 1620 e il 1625 dal pittore romano Angelo Caroselli, ed attualmente conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, a Roma.
Angelo Caroselli (Roma, 10 Febbraio 1585 – Roma, 8 Aprile 1652) è stato un celebre quanto versatile pittore del periodo barocco. La sua attività artistica si svolge principalmente a Roma, dove subisce l’influenza caravaggesca, e in altre poche città italiane, come Firenze e Napoli. Angelo Caroselli si afferma anche copista delle opere di Tiziano e di Raffaello (e forse anche un falsario d’arte). Nel 1608 entra a far parte dell’Accademia di San Luca, dove rimane fino al 1636. Le sue opere spaziano da tematiche religiose a rappresentazioni popolari della Roma seicentesca, dalle prostitute ai giocatori di carte.
Il dipinto Vanitas raffigura una giovane donna, dal sorriso e dello sguardo ironico, diretto verso lo spettatore. La stessa sta affiggendo al muro un foglio di carta dove compare la scritta tratta dal libro biblico dell’Ecclesiaste (1, 2):
“Vanitas vanitatum et omnia vanitas: Vanità delle vanità; tutto è vanità“
L’opera si sostanzia come un’allegoria della vanità, una tematica che rinvia alla caducità della vita, della bellezza e all’effimera condizione dell’esistenza umana e che ha avuto grande sviluppo, nella pittura e nella letteratura, nel corso del Seicento.
Angelo Caroselli si discosta dalla iconografia tradizionale dove il tema della Vanitas viene rappresentato attraverso una serie di simboli come lo specchio, simbolo di fugacità e di ostentazione, o un fiore, simbolo di bellezza, o, ancora la clessidra o l’orologio simbolo del trascorrere del tempo.
Il pittore romano manifesta una assoluta originalità nella raffigurazione, contrapponendo, in modo ironico e beffardo, il caliente sorriso della giovane donna, che si volta all’improvviso verso lo spettatore, e il monito biblico, che lascia ben poche interpretazioni.