Via Giulia è una antica e famosa strada di Roma che si trova incastonata tra il rione Ponte e il rione Regola, estendendosi come strada Recta (in linea retta) per circa un chilometro a pochi passi dal fiume Tevere.
Via Giulia deve il suo nome a Giuliano Della Rovere, eletto Papa Giulio II, e rientra nei suoi progetti di rinnovazione e ristrutturazione della città di Roma.
Il progetto e l’incarico di risistemazione dell’Urbe viene affidato dal papa nel 1508 all’architetto Donato Bramante, ma nel 1513 con la morte di Giulio II molte opere rimangono incompiute.
Partendo da Ponte Sisto e proseguendo lungo Via Giulia si trova la celebre Fontana del Mascherone che risale al XVII secolo. La fontana, semipubblica, venne realizzata intorno al 1625 circa dall’architetto Girolamo Rainaldi su commissione della famiglia Farnese (così come testimonia il giglio araldico, posto sulla sommità della fontana e simbolo della famiglia Farnese).
Successivamente si incontra l’ Arco Farnese o anche detto “Arco dei Farnese”. L’arco è in realtà quello che rimane di un progetto molto più ampio che prevedeva la realizzazione nel 1540 lungo la Via Giulia del c.d. Ponte di Michelangelo, su progetto dello stesso Michelangelo. Si trattava di un ponte che avrebbe dovuto collegare palazzo Farnese con i giardini dei Farnesi situati sull’altra sponda del Tevere, oggi la noti come la Farnesina. Il progetto rimase però incompiuto a seguito della morte di Michelangelo e, del ponte, oggi rimane solo l’arco.
Accanto all’Arco Farnese si trova la Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte: un vero e proprio gioiello, culturale e artistico, custodito nel cuore di Roma.
La Chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte è stata edificata nel 1573 dall’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte con l’obiettivo di dare degna sepoltura nel cimitero sotterraneo (attualmente un ossario) alle persone povere, senza nome e identità, trovati in campagna o annegati nel Tevere. La facciata esterna risale al 1700 e viene attribuita a Ferdinando Fuga e sulla stessa sono presenti due targhe contenenti dei graffiti con la “Morte intenta ad osservare un cadavere” e una clessidra simbolo della morte.
Proseguendo lungo Via Giulia è possibile ammirare l’edicola sacra “Vergine delle Grazie con il Bambino” con tabernacolo in legno, risalente al XVIII secolo, gli antichi Sofa di Via Giulia, ampie sedute in pietra, e la Fontana del Putto (o almeno quello che ne rimane), collocata all’incrocio con Vicolo del Cefalo e scolpita in una piccola nicchia a ridosso di Palazzo Sacchetti. La deliziosa fontana, che prende il nome da un piccolo puttino sorretto da due delfini, si crede che sia opera di Antonio da Sangallo o di Nanni di Baccio Bigio mentre rimane ignoto il committente.